12 Marzo – San Gregorio Magno (Papa e Dottore della Chiesa)

da: dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico. – I. Avvento – Natale – Quaresima – Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 845-849

Il nome

Fra tutti i pastori che Gesù Cristo diede alla Chiesa universale, nessuno superò i meriti e la fama del santo Pontefice che oggi veneriamo. Il suo nome significa vigilanza; (…). 

Il moderatore della sacra Liturgia

Colui del quale onoriamo la memoria è già conosciuto da quei fedeli che si studiano di seguire la Chiesa nella sua Liturgia. Ma le sue fatiche intorno al servizio divino, in tutto il corso dell’anno, non si limitarono ad arricchire gli Uffici d’alcuni cantici; l’intera Liturgia Romana lo riconosce per il suo principale organizzatore. Fu lui a raccogliere ed ordinare le preghiere ed i riti istituiti dai suoi predecessori, e quindi a dare loro la forma che hanno attualmente. Similmente il canto ecclesiastico ricevette da lui l’ultimo perfezionamento; la diligenza del santo Pontefice nel raccogliere le antiche melodie della Chiesa per disciplinarle, e disporle secondo l’occorrenza del servizio divino, legò per sempre il suo nome a quella grande opera musicale che tanto efficacemente contribuisce a preparare l’animo del cristiano alla venerazione dei Misteri ed al raccoglimento della pietà.

Il Dottore

Ma l’attività di Gregorio, non si limita a queste cure (…). Quando egli fu dato alla cristianità, la Chiesa latina si gloriava di tre grandi Dottori: Ambrogio, Agostino e Girolamo; la scienza di Gregorio le serbava l’onore d’aggiungere il nome suo al loro. L’intelligenza delle sacre Scritture, la penetrazione dei divini misteri, l’unzione e l’autorità, segno dell’assistenza dello Spirito Santo, apparivano nei suoi scritti in tutta la pienezza; e la Chiesa si rallegrò d’avere una nuova guida nella sacra dottrina.

(…) non v’è un punto del mondo cristiano che non sia stato osservato dal suo infaticabile sguardo; non una sola questione religiosa, locale e personale, nell’Oriente e nell’Occidente, che non abbia sollecitato il suo zelo e dove non sia intervenuto come pastore universale. (…).

L’Apostolo

Sulla Sede Apostolica apparve l’erede degli Apostoli, non solo come depositario della loro autorità, ma come continuatore della loro missione di chiamare interi popoli alla fede. Sta ad attestarlo, l’Inghilterra, che, se conobbe Gesù Cristo, e per tanti secoli meritò l’appellativo di “Terra dei Santi”, lo deve unicamente a san Gregorio, il quale, mosso a compassione degli Angli, di cui voleva fare, a suo dire, degli Angeli, nel 596 mandò in quell’isola il monaco Agostino insieme a quaranta compagni, tutti figli, come lui, di san Benedetto. Il Papa visse abbastanza a lungo, per raccogliere su quel suolo la messe evangelica. (…).

Il Santo

Ma, come descrivere le virtù che fecero di Gregorio un prodigio di santità? Il disprezzo del mondo e dei beni, che gli fecero cercare un asilo nell’oscurità del chiostro? l’umiltà che lo portò a fuggire gli onori del Pontificato, sino a che Dio stesso rivelò con un prodigio il nascondiglio di colui, le cui mani erano tanto più degne di tenere le chiavi del cielo, quanto più ne sentiva il peso? Lo zelo per tutto il gregge, di cui si considerava lo schiavo e non il padrone, onorandosi del titolo di servo dei servi di Dio? La carità verso i poveri, che ebbe gli stessi limiti dell’universo? L’infaticabile sollecitudine, cui nulla sfugge ed a tutto sovviene, alle pubbliche calamità, ai pericoli della patria, come alle avversità particolari? La costanza e l’amabile serenità in mezzo alle più gravi sofferenze, che non cessarono di gravare sul suo corpo per tutto il tempo del suo laborioso pontificato? La fermezza nel conservare il deposito della fede e nel combattere l’errore in ogni luogo? Finalmente la vigilanza sulla disciplina, che restaurò e mantenne per tanti secoli in tutta la Chiesa? Tanti servigi e tanti esempi hanno scolpito l’opera di Gregorio nella mente dei cristiani con tali impronte che non si cancelleranno mai.

VITA

San Gregorio nacque a Roma verso il 540. Entrò prima nella carriera politica; divenuto poi prete di Roma, nel 571, fondò sei monasteri col suo ricco patrimonio e si fece monaco. Creato cardinale diacono nel 577, fu inviato come legato a Costantinopoli per rappresentarvi la Chiesa romana al cospetto di Tiberio. Tornato a Roma nel 584, rientrò nel suo monastero, e vi fu eletto abate. Nel 590 dovette accettare il Papato e fu consacrato a San Pietro il 3 settembre. Col suo zelo e le sue virtù divenne l’esempio di tutto l’episcopato: ristabilì la fede cattolica là dove maggiormente aveva sofferto, represse gli eretici, inviò missionari nell’Inghilterra, difese i diritti della Chiesa, regolò il culto ed il canto liturgico, fissò le Chiese stazionali, scrisse molti commenti alle sacre Scritture. Operò molti miracoli e morì nel 604 dopo tredici anni di pontificato.

Preghiera per la Gerarchia

Padre del popolo cristiano, Vicario della carità di Cristo e della sua autorità, Pastore vigilante, il popolo cristiano che amasti e servisti così fedelmente, si rivolge a te fiducioso. Tu non hai dimenticato il gregge che serba di te un sì caro ricordo; ascolta dunque oggi la sua preghiera. Proteggi e guida il Pontefice attualmente regnante sulla cattedra di Pietro e tua; illumina i suoi consigli, rinsalda il suo coraggio. Benedici tutta la gerarchia dei Pastori, che deve a te sì ammirabili precetti ed esempi. Aiutala a conservare con inviolabile fermezza il deposito della fede; soccorrila negli sforzi che fa per il rinnovamento della disciplina ecclesiastica, senza la quale regna il disordine e la confusione. Tu, che fosti eletto da Dio a regolare il servizio divino, la santa Liturgia, nella cristianità, favorisci il ritorno alle tradizioni della preghiera che un tempo s’erano affievolite in mezzo a noi e minacciavano di scomparire, e stringi sempre più il vincolo vitale delle Chiese mediante l’obbedienza alla Cattedra Romana, fondamento della fede e sorgente dell’autorità spirituale. (…).

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