RICORRENZA: Lo sai che santa Teresa d’Avila a soli sette anni fuggì per andare a convertire i Mori?

di Corrado Gnerre per il C3S

Santa Teresa nasce ad Avila, nella vecchia Castiglia, il 28 marzo del 1515. E’ figlia dei nobili don Alfonso de Cepeda e donna Beatrice de Ahumada. Nella sua vita si possono individuare tre grandi periodi: il primo costituito dai venti anni trascorsi nella casa paterna; il secondo inizia nel 1535 con l’entrata nel monastero dell’Incarnazione; e il terzo inizia nell’anno 1562 allorquando diventa fondatrice di monasteri.

Nel primo periodo ella visse soprattutto ad Avila. Condusse una vita da nobile. Era una bambina graziosa. La famiglia era piena di affetto per lei. Fu affascinata da uno stile di vita cavalleresco, ebbe amore per la lettura e per le armi. Aveva appena sette anni quando lesse il Flos sanctorum; e venne immediatamente toccata dal desiderio dell’eternità e di poter finalmente abbracciare Dio. Addirittura arrivò a fuggire con il fratellino Rodrigo. Racconterà: “Decidemmo di recarci nella Terra dei Mori, elemosinando per amore di Dio, nella speranza che là ci decapitassero.” Aveva appena tredici anni quando morì la mamma. Fu così che, pochi anni dopo, il padre, preoccupato per alcune amicizie che potevano rovinare la vita della figlia, decise di portare Teresa nel collegio delle Agostiniane, ma qui la ragazza soffrì molto la nostalgia della casa paterna. Nel 1532 si ammalò e fu costretta a tornare a casa. Durante il viaggio di ritorno si fermò presso la casa dello zio, don Pietro Sanchez de Cepeda, un personaggio importante per la vita di Teresa, un uomo che l’aiuterà molto nella sua vita spirituale.

Nel 1535 –aveva venti anni- Teresa entrò nel monastero carmelitano dell’Incarnazione. Ella, però, scriverà che quella scelta ancora non era perfetta e ben motivata. Nel 1538 si ammalò di nuovo. Questa volta gravemente. Fu costretta a lasciare il monastero e fu ospitata nuovamente dallo zio don Pietro. Qui, grazie a buone letture, decise di darsi più seriamente alla preghiera, fu allora che iniziò ad avere le prime esperienze mistiche. Decise di tornare a casa, ma la malattia si riacutizzò. Fu quasi dichiarata morta: per tre giorni non diede segni di vita, ma al quarto giorno si riprese e disse: “Chi mi ha chiamata? Ero in Cielo. Ho visto i conventi che dovrò fondare. Morirò santa.” Nel 1539 tornò al convento dell’Incarnazione. Per ben otto anni rimarrà semi paralizzata. Decise quindi di chiedere la grazia della guarigione a san Giuseppe e fu esaudita. Rimarrà sempre fortemente devota a questo Santo.

Il 1554 fu l’anno della svolta. L’anno che può essere definito della “seconda conversione”. Scriverà: “Da qui innanzi la storia della mia vita sarà un libro nuovo perché ora è la storia di Dio che vive in me.” Ciò che cambiò la vita di Teresa fu l’incontro con l’immagine di un Cristo piagato e la lettura delle Confessioni di sant’Agostino. Da adesso in poi la sua vita fu un continuo di esperienze mistiche fino ad arrivare alla trasverberazione del cuore da parte di un serafino nell’anno 1560. Il cuore della Santa, che si venera nella Chiesa carmelitana di Alba de Tormes, è visibilmente ferito in più parti e bruciato.

Nel terzo periodo della sua vita, Teresa attuò la riforma dell’Ordine e fondò diversi monasteri. Arrivò a percorrere tutta la Spagna. Fu però in questo periodo che il Signore permise durissime prove nella sua vita. Iniziò un vero e proprio conflitto con i superiori: calunniata, derisa, equivocata, dovette affrontare molte amarezze e incomprensioni, non cercando però mai di difendersi. Le prove termineranno solo un anno e mezzo prima della morte, che avvenne il 4 ottobre del 1582, nel convento di Alba de Tormes. Le sue ultime parole furono: “Signore mio, è ben tempo che ci vediamo!” Verrà canonizzata quarant’anni dopo, nel 1622, da papa Gregorio XV. 

La spiritualità di santa Teresa d’Avila è legata indiscutibilmente a quella della Spagna del cosiddetto secolo d’oro. Una spiritualità strettamente legata alla Chiesa tridentina e alla Controriforma. La Santa ebbe stretti rapporti con i più grandi esponenti della teologia del ‘500, come i teologi di Alcalà e di Salamanca, che segnarono la rinascita della teologia scolastica e la grande fioritura tridentina. Il miglior amico della Santa fu padre Banez, il cui pensiero fu un punto di partenza per quella che sarebbe stata la distinzione tra tomismo puro e suarezismo.


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