7 punti per ribadire, al di là di ogni ingegnosa ermeneutica, perché le parole di Benedetto XVI non sorprendono

Abbiamo ricevuto alcuni interventi in merito al nostro articolo sulla lettera di Benedetto XVI (clicca qui). Chi ci ha scritto fa riferimento ad un articolo di Sandro Magister (clicca qui).

Pertanto vogliamo ribadire alcuni punti.

1

Noi non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti di Benedetto XVI. Non ne abbiamo (né sarebbe moralmente lecito) per quanto riguarda lo spessore spirituale del personaggio né relativamente alle sue più intime intenzioni.

2

Riconosciamo a Benedetto XVI dei meriti. Fra questi ciò che ha scritto e operato sulla questione liturgica.

3

Ciò che però rende credibile ciò che è scritto nella sua lettera è il fatto che le sue convinzioni teologiche sono sempre state ancorate ad un’accettazione di alcuni elementi neomodernistici.

4

In merito a papa Francesco, quelle poche volte che è stato interpellato non ha mai ritenuto opportuno (ovviamente con il dovuto rispetto) formulare la benché minima critica nei confronti dell’attuale pontificato.

5

Il caso più significativo è il documento post-sinodale Amoris Laetitia in cui sarebbe potuto intervenire dando un autorevolissimo appoggio ai dubia. E’ vero che nel discorso per i funerali del cardinale Meismer (uno dei sottoscrittori dei dubia) definì il porporato tedesco come un difensore della dottrina, ma questo ci sembra un po’ poco se non si fa un chiaro riferimento dove questi avrebbe operato in difesa della sana dottrina.

6

La stessa conservazione di un formale pontificato (pontefice emerito) non trova riferimento canonico, perché l’essere Papa è fondato su un potere di giurisdizione (potestà primaziale), per cui, rinunciando al pontificato, non si è più papa. Piuttosto contribuisce ad una confusione ancora maggiore che in questo clima di crisi rende le cose ancora più complicate. Infatti, l’unico canonista che ha difeso il titolo di “pontefice emerito”, Stefano Violi, parla di una distinzione all’interno del ministero petrino (esercizio attivo ed esercizio passivo), distinzione che lo stesso papa Francesco, in occasione di una conferenza stampa durante il viaggio in Corea nel 2014, ritenne potesse essere istituzionalizzata in futuro, rendendo pertanto possibile -concludiamo noi- un pontificato a tempo.

7

Le stesse dimissioni di Benedetto XVI rendono tutto più complicato. Infatti, alla luce di una corretta Teologia della Storia della due l’una: se il pontificato di papa Francesco sta contribuendo alla confusione, allora le dimissioni di Benedetto XVI non erano nella volontà di Dio. Se invece sì, allora tale pontificato, alla luce di Dio, non sarebbe così negativo. Certo, potrebbero esserci anche altri misteriosi motivi, ma il tutto -come dicevamo- complica e non semplifica.

Concludendo…

Ci sembra che non si voglia considerare un punto che ribadiamo, ovvero che la crisi della Chiesa non è iniziata con questo Pontificato; e che la Storia della Chiesa è molto più complessa di quanto possiamo immaginare.

Ed è per questo che invece di assumere atteggiamenti semplicistici, di radicalizzare posizioni non radicalizzabili o di applicare sindromi da derby alla situazione ecclesiale (o si è per l’uno o si è per l’altro), ci convenga piuttosto pregare, confidare e compiere ciò che ci è dato di compiere.

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