A quattro anni dalla sua uccisione, la manina di Charlie stringe sempre di più

di Francesca Frigerio – Selezionato dal suo profilo facebook


Una manina che stringe il dito della mamma, un’immagine tenera, piena di amore.

Chi può anche solo immaginare di spezzare la gioia che un simile piccolo gesto porta con se?

Sembra impossibile ma qualcuno c’è.

4 anni fa quella manina aveva bisogno di qualcuno che aiutasse la sua mamma, il suo papà… aveva bisogno di qualcuno che gli permettesse di continuare a vivere, di avere accesso ad una cura sperimentale che, se non avesse funzionato, poteva avere come massimo effetto collaterale un po’ di dissenteria.

Quella manina apparteneva a Charlie, Charlie Gard.

Malato di una patologia mitocondriale rarissima avrebbe potuto avere accesso alla cura ovunque.

Medici e governi si resero disponibili ad aiutarlo. Il presidente Trump gli concesse la green card per volare in America ed avere i trattamenti che l’Inghilterra negava.

Tutto fu vano.

Un giudice decise che la vita di Charlie non era meritevole di salvezza, che era futile.

Non era suo interesse prolungarla , anche se la cura avesse funzionato.

Così a Charlie venne staccato il respiratore, venne fatto morire perché per quel giudice la morte era il solo e unico “migliore interesse”.

Quello che il giudice non sa è che Charlie è vivo, la morte non ha vinto.

Charlie è vivo nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto e che continuano a scoprire la sua storia.

Quella manina continua a stringere la mano della sua mamma ma anche quella di tantissime altre persone nel mondo a cui ha insegnato che bisogna battersi per difendere la vita.

Quella manina stringe ora più che mai.


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