A proposito di ciò che ha scritto Tornielli …tre fatti oggettivi che rendono credibile il dossier “Viganò”

Andrea Tornielli, commentando su vaticaninsider.it il dossier Viganò, fa una sorta di contro-analisi, mettendo soprattutto in evidenza le motivazioni personali che avrebbero spinto l’ex Nunzio a scrivere le cose che ha scritto.

Tornielli non contesta tanto il contenuto quanto soprattutto le omissioni di cui sarebbe pieno il dossier.

Alla fine la conclusione a cui giunge il vaticanista è che in tutto ciò che accaduto il meno responsabile sarebbe proprio papa Francesco che invece ha concretamente “sporporato” il cardinale Mc Carrick.

Diciamo subito che questa tesi ci lascia abbastanza perplessi visto che lo scritto di monsignor Vigano è stato preso altamente in considerazione da diverse redazioni proprio per come il prelato sia riuscito a circostanziare tutto. Ma non vogliamo entrare nel merito di questo.

Ci limitiamo a mettere in evidenza tre fatti (nel senso di tre cose oggettive) che rendono indirettamente credibile ciò che ha scritto monsignor Viganò.

Il primo fatto: un dato sorprendente, nel senso letterale di “sorprendere” malgrado il contesto. In questo pontificato le uniche realtà deputate a formare futuri sacerdoti che sono state letteralmente attaccate e additate come pericolo per la Chiesa sono state quelle che si muovevano all’interno di una prospettiva di rigore, e non di lassismo morale. Vedi il caso famoso dei Francescani dell’Immacolata.

Il secondo fatto: gran parte della pastorale di papa Francesco si è concentrata nella denuncia di un pericolo (anche questo fuori contesto), ovvero la presenza di “cristiani pelagiani”, “rigoristi”, “neo-giansenisti”. Tutte etichette ovviamente inappropriate. Cristiani, questi, che sono stati anche definiti “mentalmente disturbati”, quando invece non si può non sapere che altro tipo di “disturbo” domina tra il clero e anche nel laicato cattolico.

Questi due fatti evidenziano in modo inequivocabile un’attenzione poco realista della situazione.  Ci addolora dirlo, ma  èmolto preoccupante per un Pontefice che certamente conosce bene quali siano i pericoli maggiori della Chiesa attuale, ovvero uno stato morale disastroso in tanti seminari e tra tanti sacerdoti e vescovi.

Ma -come dicevamo- c’è un terzo fatto, e cioè la volontà da parte di papa Francesco di non evidenziare la radice degli scandali scoppiati, che è oggettivamente la diffusione dell’omosessualità nel clero. Si è insistito e s’insiste sulla pedofilia, quando si sa che è soprattutto efebofilia. Perché?

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