Aborto fino al parto? In perfetta coerenza con l’argomento che utilizza la cultura abortista!

Ritorniamo sulla notizia dello Stato di New York, ovvero la possibilità di abortire fino al parto.

Nella precedente sosta abbiamo indicato la via dell’apologetica (e quindi della logica) per capire come questo punto estremo ed aberrante sia già tutto contenuto nella semplice legittimazione dell’aborto, indipendentemente dallo stato di crescita dell’embrione (prima) e del feto (dopo).

Ma c’è un altro elemento che va considerato. Quasi tutti gli abortisti cercano di fondare la loro posizione dicendo che l’aborto si può fare in alcuni casi perché ancora non ci sarebbe nulla di formato e che quindi non si può parlare di vita umana.

Prima di tutto va ripetuto ciò che abbiamo già detto nella precedente sosta e cioè che la vita umana non si misura con la dimensione quantitativa: un grammo di oro non è un chilo d’oro, ma è sempre oro! Secondo: che l’organogenesi (la formazione degli organi) si completa ad appena sessanta giorni dal concepimento, il che vuol dire quando la mamma sa di essere incinta da un mese o poco più. Terzo: che questo argomento si smentisce, cioè entra in palese contraddizione. Vediamo in che senso.

Perché si ammette l’aborto? Perché -si dice- è giusto che la donna possa decidere di ciò che ha in sé. Questo è l’argomento cardine, indipendentemente dallo stato del bambino. Ora, se è questo l’argomento cardine va da sé che possa essere coerentemente estremizzato fino a permettere l’aborto anche alle soglie del parto.

Perché è proprio il parto a far sì che il bambino non sia più nel corpo della donna!

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