Ad una Chiesa “flessibile” deve corrispondere una famiglia “flessibile”

L’Amoris Laetitia trasferisce nella famiglia ciò che è già abbondantemente presente nella dottrina e nella pastorale postconciliari riguardo il rapporto con le altre religioni. Queste, pur non essendo totalmente vere, avrebbero però in sé degli elementi di santificazione.

Ciò deve essere in analogia anche per la famiglia. Il cardinale Kasper così si espresse il 7 maggio del 2014 sul sito commonwealthmagazine.org: “Il primo matrimonio è indissolubile. (…) Il secondo matrimonio non è un matrimonio in senso cristiano, e sarei contrario a celebrarlo in Chiesa. Tuttavia in esso sono presenti alcuni elementi di un vero matrimonio. Farei un paragone con il modo in cui la Chiesa cattolica considera le altre Chiese. La Chiesa cattolica è la vera chiesa di Cristo, ma esistono altre Chiese che hanno degli elementi della vera Chiesa e noi riconosciamo tali elementi. Si può affermare allo stesso modo che il vero matrimonio è il matrimonio sacramentale. Il secondo non è un matrimonio allo stesso senso, ma ha degli elementi del matrimonio: i due partner si prendono cura l’uno dell’altra, sono legati in maniera esclusiva e hanno l’intenzione di restare uniti. Dobbiamo dunque rispettare tali situazioni, così come facciamo con i protestanti.”

C’è una logica in tutto questo. Gli errori dogmatici hanno inevitabilmente degli effetti sulla famiglia cristiana, perché l’unione degli sposi è l’immagine dell’unione tra Cristo e la Chiesa.

Ad una Chiesa “flessibile” deve corrispondere una famiglia altrettanto “flessibile”.

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