BORRACCIA – 11 marzo

Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari “sorsi”  sono i punti della meditazione.


L’ACQUA

Non c’è da temere che la mia felicità passi, perché Dio ne è l’unico oggetto ed egli non cambia.

(Santa Elisabetta della Trinità)

I SORSI

1

Cari pellegrini, quando si guarda l’orologio solitamente non si fa un’importante riflessione. Ovviamente se si guarda l’orologio è perché si vuole vedere che ora è; eppure ci sarebbe una considerazione profonda da fare. Basterebbe fissare la lancetta dei secondi, quella che scorre velocemente, per pensare che quel secondo che è passato ormai non tornerà più. Ciò che è passato è passato. E’ questo qualcosa che -diciamolo francamente- dà un po’ fastidio; sapere cioè che ciò che si è vissuto non tornerà più.

2

Certo, il vissuto difficile, quello che ha destato in noi rammarico e perfino sofferenza, è meglio che sia passato via; ma anche questo vissuto procura in noi un rammarico perché richiama l’ineluttabilità del divenire, di un inarrestabile procedere del tempo che non può più tornare.

3

Nell’acqua di questa borraccia santa Elisabetta della Trinità ci dice che la felicità fondata su Dio non potrà mai finire, perché Dio è immutabile.

4

Dobbiamo tenere in considerazione una cosa importante: che il tempo scorri è fuori discussione, ma è proprio vero che il tempo si dissolve inesorabilmente?

5

Un conto è dire che il tempo non tornerà più; altro è convincersi che ciò che è passato non permanga.

6

Se ci si riflette, questa è un’alternativa che coinvolge totalmente l’esistere umano.  O si sceglie la dissoluzione o la conservazione.

7

Certo, quest’alternativa può essere anche di tipo politico, morale, valoriale in genere; ma in realtà queste seconde e altre alternative sono “figlie” di un’alternativa che sta a monte, che è fondamentale e perfino decisiva. Ed è quella che indicavamo prima.

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Se non scegliamo Dio, non scegliamo l’immutabilità e l’eternità; e dunque non ci resta che rimetterci all’inesorabilità della dissoluzione.

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Ma se scegliamo Dio, scegliamo anche l’immutabilità e l’eternità; e di conseguenza possiamo lietamente affidarci alla conservazione. Cioè al sapere che ciò che abbiamo vissuto non è definitivamente perso, ma rimane scolpito nell’eternità. Anche il gesto più banale. Anche quello che ci è sembrato più insignificante.

10

Una conservazione che sarà anche nell’esito. Un esito di gioia, se abbiamo scelto il bene. Un esito di dannazione, se abbiamo scelto il male.

Al Signore Gesù

Signore, tutta la mia gioia è riposta in Te.

Fanne ciò che vuoi.

So solo che la gioia, fondata in Te, nulla e nessuno potrà strapparmela.

Il mio lieto appagamento sarà convincermi che ogni cosa che mi possa accadere sarà sempre sotto il tuo controllo.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu sei colei che più di tutti ha riposto la gioia nel Signore.

Quando eri con Gesù Bambino, l’angoscia spesso ti attanagliava sapendo ciò che sarebbe toccato al tuo Figliolo; ma mai la disperazione ti prese. Mai!

Per Gesù soffrivi, ma in Gesù risolvevi la tua angoscia.

Madre, insegnami a fare lo stesso.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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