BORRACCIA – 27 settembre

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari “sorsi”  sono i punti della meditazione.


L’ACQUA

O Verbo eterno, parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi docilissima ad ogni tuo insegnamento, per imparare tutto da Te; e poi, nelle notti dello spirito, nel vuoto, nell’impotenza, voglio fissarti sempre e starmene sotto il tuo grande splendore.

(Beata Elisabetta della Trinità – Elevazione alla Trinità)

I SORSI

1

Cari pellegrini, non sappiamo se vi è mai capitato, ma anche se non vi fosse mai capitato, non sarebbe comunque difficile capire ciò che vi stiamo dicendo. Dicevamo: non sappiamo se vi è mai capitato di trovarvi, di notte, in una campagna imbiancata dalla neve, con la sola luce della luna.

2

Il cielo è sereno, la luna è quasi piena, per cui fornisce la luce che serve per osservare buona parte di ciò che sta dinanzi, e tutto splende. Ma splende di un tenue chiarore.

3

Una scena di questo tipo ci fa sperimentare lo splendore, pur non essendoci una luce intensa, perché il sole non c’è. Quel poco di luce che fornisce la luna si riflette sul manto bianco donando uno splendore bellissimo, fiabesco, incantevole.

4

Padre Antonio Royo Marin, in quel capolavoro che è Teologia della perfezione cristiana (libro che Il Cammino dei Tre Sentieri consiglia a tutti i suoi pellegrini), scrive: “Tutta la preoccupazione del cristiano deve consistere nel vivere la vita di Cristo, nell’incorporarsi a lui, nel lasciar circolare attraverso le sue vene, senza frapporre ostacoli, la linfa vivificatrice di Cristo. Perché egli è la vita e noi i tralci…”

5

Dunque, il Cristianesimo si misura dalla capacità di vivere di Cristo. D’altronde è questo ciò che lo rende vero, unico e straordinariamente affascinante. Il Cristianesimo, infatti, è l’unica (sottolineiamo: unica!) religione che si fonda sul concetto di “vita interiore”. L’Ebraismo e l’Islam –per esempio- non sono religioni della “vita interiore”, bensì si basano su un’appartenenza formale.

6

La beata Elisabetta della Trinità esprime il desiderio di vivere “con” e “di” Cristo. Non voglio –ella dice- passare nemmeno un momento senza di Te, Signore. Tutto nella mia vita –ella dice ancora- deve essere contrassegnato dalla Tua Presenza: “…voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi docilissima ad ogni tuo insegnamento, per imparare tutto da Te…”

7

Poi aggiunge un’altra cosa: vivere con Cristo vuol dire anche cogliere lo splendore in mezzo alle tenebre che alle volte possono avvolgere l’esistenza. Ella scrive: “…e poi, nelle notti dello spirito, nel vuoto, nell’impotenza, voglio fissarti sempre e starmene sotto il tuo grande splendore.”

8

Dunque, due concetti importanti: la “presenza” e la “luce” (ovvero lo splendore). La vita cristiana è vita cristiana se ha questi due elementi: la presenza di Dio e il calore del suo splendore.

9

E questo basta, perché questo è tutto.

10

L’uomo per ben agire, per ben operare, per costruire se stesso, deve riposarsi in Dio e adagiarsi su di Lui.

11

Insomma, l’uomo trova se stesso riposandosi nello splendore di Dio, anche quando la luce non c’è. Anzi, come nell’immagine da cui siamo partiti è proprio la mancanza della luce del sole che fa sì che la neve splenda magicamente al tenue chiarore della luna, così, anche nella nostro vita, quando la luce della consolazione vien meno e incombe la durezza della prova, si esalta il caldo e fiabesco splendore che dona l’abbandonarsi alla volontà di Dio.

Al Signore Gesù

Signore, ti chiedo di vivere con Te e di Te, affinché il tuo splendore possa illuminare la mia vita, anche (anzi: soprattutto) nei momenti più bui, quando tutto sembra non avere senso, quando l’angoscia sembra paralizzare, quando il futuro sembra un destino inesorabile che non si può cambiare.

Chi ti rifiuta, Signore, sceglie la stoltezza di una vita senza “presenza”, cioè “assente”; e senza “splendore”, cioè macchiata, torbida… come i vetri delle finestre di una casa in disuso; vetri sporchi che smorzano la luce, e impediscono al bagliore di illuminare le stanze.

Alla Regina dello Splendore

Madre, solo Tu mi puoi donare Gesù.

Tu l’hai donato all’umanità generandolo, e Tu solo me lo puoi donare ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

Ed ecco perché ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, voglio essere insieme a Te.

La Corona del Rosario sarà il segno del mio legame e del mio desiderio di vivere sempre sotto il Tuo Manto.

Madre, accompagnami nel cammino di questa settimana.


Dio è verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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