BORRACCIA: 4 aprile

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi ogni tanto. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione, che si sorseggia ogni tanto. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

“La gioia è il più bel grazie che si possa dare a Dio… e, quando esco dalla gioia, devo fare attenzione: sono già uscito dalla preghiera.”
(Gigi Zappulla, giovane morto nel 1982 in concetto di santità – Diario, giorno: 17.5.1982)

I SORSI

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Cari pellegrini, vi sarà capitato chissà quante volte di vedere la bellezza di un neonato che sorride. “Neonato” nel senso letterale del termine, cioè di un bambino nato da pochi giorni, perfino da poche ore.

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Si sa che in quel periodo il neonato è ancora parzialmente isolato dall’ambiente che lo circonda. Sente sì, ma ancora non vede bene. E allora perché sorride?

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Una credenza popolare dice che quando i neonati sorridono è perché “vedono gli angeli”.

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Certo, è una credenza popolare, ma dovremmo educarci a non trascurare queste credenze; d’altronde il vero cristiano è anche colui che sa leggere la realtà nella prospettiva della compenetrazione tra “naturale” e “soprannaturale”. E a chi “storce il naso” dinanzi a credenze di questo tipo verrebbe da dire: una volta che si accetta che Dio si è fatto veramente uomo, tutto è possibile!”

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Torniamo all’immagine del neonato e mettiamo da parte la credenza popolare. Ci chiediamo: cosa pensa Dio di un neonato che sorride? Cosa prova colui che è il Signore dell’intero universo dinanzi ad uno spettacolo di questo tipo? C’è un detto che dice: Ogni qual volta che nasce un bambino, vuol dire che Dio ancora non si è stancato dell’uomo. Parafrasando potremmo dire: Ogni qualvolta sorride un bambino, vuol dire che Dio viene magnificato nella gioia dell’uomo.

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Cosa vuol dire “…magnificato nella gioia dell’uomo“? Che quel sorriso gratuito (“gratuito” perché non c’è nulla che può far sorridere un neonato a causa dell’isolamento dall’ambiente) è il più bel grazie per il dono dell’esistere.

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Il sorriso del neonato è in un certo qual modo un sorriso “filosofico”: è il sorriso che ringrazia per il passaggio dal non-essere all’essere.

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Abbiamo parlato di gioia; e allora chiediamoci cosa è la gioia? E’ uno stato definitivo in cui si riesce ad orientare la propria vita verso il giusto fine ed in tal modo si riesce a dare la risposta ad ogni preoccupazione.

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Dunque, la gioia non può essere confusa con un momentaneo stato di piacere, né tantomeno con il raggiungimento di qualche obiettivo passeggero, finito, limitato, che non riuscirebbe a colmare adeguatamente tutte le aspettative dell’esistenza umana.

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Partendo dalla sua autentica definizione, capiamo che la gioia può benissimo essere compatibile con uno stato di prova e di sofferenza. Non a caso i santi, pur nelle prove più dure, non perdono mai la gioia; e quando sentono la tentazione che ciò possa avvenire, pregano e implorano il Signore di poter rimanere sempre testimoni della Sua (di Dio) Gioia.

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Cari pellegrini, Luigi Zappulla aveva appena diciotto anni quando scoprì nel suo corpo un inguaribile male che nel giro di pochi mesi lo condusse alla morte. Le parole che fanno da acqua in questa borraccia le scrisse quando la malattia stava ormai raggiungendo il suo apice. Egli sentiva che la sua gioia di autentico cristiano veniva minacciata e pregava perché il Signore, pur non dandogli la guarigione, gli potesse conservare questa gioia.

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Egli dice chiaramente che la “gioia è il più bel grazie che si possa dare a Dio”. Ciò è verissimo, perché, essendo la gioia la pienezza del vivere come esito del giusto orientamento della vita verso il suo vero fine (Dio), essa (la gioia) è glorificazione di Dio stesso, è mettere Dio al primo posto, è pensare solo e soprattutto alla sua gloria.

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Il giovane dice ancora che quando si esce dalla gioia, vuol dire che si è usciti dalla preghiera. Anche questo è verissimo. La preghiera è l’unione con Dio e questa (l’unione con Dio), quando è autentica, è la conformazione totale al suo volere. Se dunque Dio sta permettendo una prova nella vita di chi sta con Lui, vuol dire che quella prova è un bene che Dio stesso ha scelto. Convincersi di questo è trovare la pace… è trovare la gioia.

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E’, cari pellegrini, trovare quella stessa gioia “gratuita” del neonato che “sorride” a Dio; e forse, chissà, anche agli angeli che Dio manda per giocare con lui.

Al Signore Gesù

Signore, qualsiasi cosa mi accada, fa che possa sempre essere testimone della Tua Gioia.

Fa, Signore, che la tristezza del demonio non possa mai condizionare il mio amore per Te, la mia vita, il servizio a coloro che mi hai posto accanto e che mi fai trovare lungo la strada dell’esistenza.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu sei la Regina della Gioia.

Tu hai sempre convissuto con la vera fonte della Gioia, che è il Tuo Divin Figlio.

Mai ti sei allontana da Lui, e ora sei Regina del Paradiso e di tutti i Santi, cioè del Regno della Gioia.

Allora mi metto sotto il Tuo manto e ti confermo il desiderio di farmi accompagnare da Te nel mio cammino.

Conducimi per mano, sta sempre al mio fianco; e qualsiasi prova dovrò vivere, questa dovrà essere per me l’occasione per sorridere alla vita.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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