LA BORRACCIA – 19 ottobre

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Prima che comparissero i monti o nascesse la terra e il mondo, dall’eternità e in eterno, o Dio, Tu esisti.
(Salmo 89)

I SORSI

1

Cari pellegrini, facciamo venire alla mente una sensazione che abbiamo sperimentato chissà quante volte: avere una fortissima sete; non vedere l’ora di bagnare le labbra e bere dell’acqua limpida o una bibita fresca.

2

Quante volte ci è successo quando eravamo ragazzi, dopo aver giocato a pallone nei pomeriggi afosi d’estate, oppure dopo aver fatto qualche corsa o qualche faticosa pedalata in bicicletta.

3

Quella sete così forte orientava i nostri desideri: tornare al più presto a casa a bere o trovare qualche provvidenziale fontana. Se avessimo voluto materializzarla, non ci sarebbe stato possibile. La sete si sente, ma non si vede. Ciò che si vede è l’acqua che serve per soddisfare la sete.

4

L’acqua di questa borraccia ci dice che Dio è eterno ed è l’Eterno.

5

Dio è eterno perché non ha mai avuto inizio né mai finirà.

6

Dio è l’Eterno perché, se anche non si confonde con il tutto, è il Tutto!

7

Dio è eterno; e a riguardo, quanto al mistero del suo esistere, ci sembra d’impazzire. D’altronde la ragione ci dice che se Dio possiamo conoscerlo, non possiamo certo comprenderlo. Il fatto di poter essere certi della sua esistenza, non significa che possiamo capire (né potremo mai capire) come fa ad esistere.

8

Da tutto questo, facendo funzionare bene l’intelligenza e il buon senso, si capisce che Dio non può che essere il fine della vita di ogni uomo. La realizzazione umana non la si trova in se stessi, ma solo in Lui.

9

Senza Dio, nulla ha senso.

10

Tempo fa in una città del centro-sud fu rappresentata una tragedia di Dino Focenti, Clesa, la protagonista dell’omonima tragedia, così dice quando è chiusa nella torre del castello attendendo il processo che la condurrà a morte: “Il cuore in una prigione può anche soffrire, / così il vecchio rintanato e segregato nella sua condizione. / Il cuore in un’osteria può anche gioire, / così il giovane fiero e potente per il suo vigore. / Ma se Dio non fosse, / quale gioia, quale dolore? / Quale sarebbe il senso di questa condizione? / Quale di questo vigore? / Il giorno può morire, / la notte ritornare, / la luna rinascere, / gli astri cadere, / ma di Colui che vi è sopra di essi / è da stolti dubitare.”

11

Torniamo all’immagine da cui siamo partiti, cioè alla sensazione della sete. Dimenticarsi di Dio è come andare a sudare in un pomeriggio afoso senza portarsi dell’acqua fresca e per giunta sapendo che non vi è nelle vicinanze un luogo di ristoro né una fontana.

12

Dimenticarsi di Dio, escluderlo dalla nostra vita, vuol dire pretendere che ad un bisogno che orienta impellentemente il nostro essere, non solo non ci possa essere risposta, ma che questa (la risposta) possa essere, perfino, volontariamente scartata.

Al Signore Gesù

Signore, io ti prego che possa adeguatamente vivere nella consapevolezza della Tua grandezza.

Che questa mi imponga un vero e adeguato giudizio di quanto, senza di Te, sia tutto futile e vano.

Che la contemplazione di questa Tua maestà, mi faccia vivere nel servizio a Te e ai fratelli.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu, malgrado creatura, sei colei che ha generato l’Eterno fattosi uomo.

Dentro di Te cresceva ciò che non muta con il tempo.

Hai allattato, abbracciato, Colui che alimenta e abbraccia l’universo intero.

Quale stupenda grandezza sei Tu, Madre Celeste Immacolata!

Aiutami a vivere nella fedeltà perenne al Tuo Divin Figlio.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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