BORRACCIA – 20 dicembre

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

“(Abramo) comprendeva bene di avere un corpo che era ormai impotente, eppure non vacillò nella fede ma si fidò dell’onnipotenza di Colui che gli aveva fatto la promessa; così, da due corpi ormai segnati in certo senso dalla morte, miracolosamente nacque un figlio…”

(San Cirillo di Gerusalemme)

I SORSI

1

Cari pellegrini, lavoriamo di fantasia e immaginiamo che faccia avrebbe fatto un uomo di due secoli fa se avesse avuto la possibilità di vedere una comunissima scena dei nostri aeroporti. Viaggiatori che s’imbarcano su velivoli e questi che decollano a ritmi vertiginosi.

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L’acqua di questa borraccia descrive un dramma nella figura di Abramo. “Dramma” nel senso letterale del termine, ovvero un contrasto dialettico. Da una parte egli si sentiva ormai anziano e debole, dall’altra fu toccato da una promessa che si configurava come impossibile: da lui e da sua moglie, ormai segnata dalla sterilità, sarebbe nata la vita: Isacco.

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Ma la chiave per capire sta nelle parole “… si fidò dell’onnipotenza di Colui che gli aveva fatto la promessa.”

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Siamo abituati a pensare che credere che avvengano cose naturalmente “impossibili” sia da sciocchi, ovvero da stolti creduloni.

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Non è così. O meglio, può essere così, ma va fatta una precisazione: se si crede che tale “impossibilità” possa avvenire da sé, cioè grazie alle proprie forze o anche perché possa cambiare improvvisamente la natura di se stessi, allora sì che si è sciocchi.

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Se invece si crede che tale “impossibilità” possa realizzarsi non grazie a se stessi, bensì per l’intervento di Chi davvero “può”, allora si tratta di una speranza intelligente. Si tratta di “intelligenza della fede”.

7

Qui, se ci si riflette bene, si presentano due modelli umani: il ricco e il povero. Il ricco è colui che è tanto pieno di sé da convincersi che la soluzione stia in se stessi e solo in se stessi; il povero è invece colui che riconosce di non potercela fare da solo, che il suo vivere è rimettersi a Colui che è il Signore della vita.

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E’ questo il grande spartiacque dell’umanità.

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E’ questa l’alternativa in cui ci è chiesta una scelta: essere umanamente ricco o umanamente povero

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… cioè: essere stolto o intelligente.

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Abramo si mise in viaggio, malgrado l’età e la debolezza, perché si fidò non di se stesso, ma di Dio. Da qui si realizzò l’impossibile.

12

Cari pellegrini, torniamo all’immagine da cui siamo partiti. Cosa ha fatto sì che accadesse ciò che l’uomo di due secoli fa non avrebbe mai immaginato, ovvero che ogni giorno nel mondo viaggiassero nei cieli migliaia di aerei per trasportare centinaia di migliaia di viaggiatori a distanze enormi? Non la forza dell’uomo stesso, perché questi non può volare; bensì l’aver intelligentemente sfruttato le leggi della natura che Dio ha impresso in essa. L’uomo per volare non ha cercato in sé, bensì ha cercato altrove (nella natura) e ha realizzato l’impossibile.

13

Così noi non dobbiamo cercare in noi stessi, ma in Dio. E in tal modo la nostra impotenza si risolverà. Si risolverà grazie all’onnipotenza di Dio.

Al Signore Gesù

Signore, io non sono nulla.

Senza di Te, mi spezzerei come un fuscello.

Con Te, solo con Te, potrò agire al di là delle mie fragilità.

Alla Regina dello Splendore

Madre, umanamente parlando tu eri fragilissima, un’umile e semplice fanciulla, ma la Grazia ti ha reso la creatura più potente dell’universo.

Dinanzi a Te tremano tutti i demoni dell’inferno.

Nella Tua potenza io mi rifugio.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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