BORRACCIA – 12 dicembre

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Per portare conforto ai discepoli con la sua passione, Gesù provò ciò che essi provano

(Sant’Efrem il Siro)

I SORSI

1

Cari pellegrini, qual è il dolore più grande? Non è quello di soffrire personalmente, ma di veder soffrire coloro a cui si vuole bene. E’ ciò che prova un genitore quando dovesse vedere soffrire un figlio. Se il figlio soffre terribilmente, per un genitore è uno strazio. Preferirebbe soffrire lui, piuttosto che lasciare il proprio figlio nel lancinante dolore. Se potesse, trasferirebbe il dolore su di sé.

2

Sant’Efrem il Siro (306-373), nelle parole che abbiamo scelto come acqua di questa borraccia (tratte dal Commento al Vangelo, 20), parla di una verità che definire stupenda è poco. La verità secondo cui Dio non solo si è incarnato, ma ha voluto fare esperienza della nostra condizione sofferente. Dio sulla Croce ha sofferto così come avremmo sofferto noi se fossimo stati noi ad essere crocifissi. Non ha finto di soffrire, ha sofferto realmente.

3

Già questo basterebbe a capire quanto pericolose siano state le eresie riguardanti la natura di Cristo come l’arianesimo e il docetismo. Nell’arianesimo si negava la natura divina di Cristo, per cui a soffrire sulla Croce sarebbe stata solo una creatura. Nel docetismo si negava la natura umana e quindi si affermava che sulla Croce Cristo non avrebbe sofferto realmente, ma solo in maniera fittizia.

4

La sofferenza di Cristo sulla Croce forse ci è un po’ scontata, riflettiamo piuttosto su ciò che è avvenuto prima del Calvario, ovvero la sofferenza del Getsemani: la terribile angoscia che ha toccato Gesù.

5

In quel momento lo stato di trepidazione, di prova profonda, d’insicurezza totale, d’incapacità a controllare le proprie ansie, è toccato a Colui che è il Signore dell’universo, cioè a Colui che è l’onnipotente.

6

In quei precisi momenti era Dio stesso a sentirsi battere forte il cuore in gola, ad avvertire l’angoscia contrarre i muscoli, il sangue riempire le vene; tant’è che il Dio incarnato arrivò perfino a sudare sangue. Fenomeno, questo, che è attestato in medicina. Quando si verifica un’emozione molto forte, può alzarsi talmente la pressione sanguigna da far sì che questa rompa i capillari superficiali e causi un fenomeno di sanguinamento dell’epidermide.

7

Il filosofo Martin Heidegger (1889-1976) dice che “…l’angoscia è la disposizione fondamentale che ci mette di fronte al nulla.”   Il pensiero di Heidegger non è condivisibile, ma questa definizione è corretta. Lo stato specifico dell’angoscia, anche se non si avverte consapevolmente, è la costatazione di non avere più speranza in una determinata situazione. L’angoscia, infatti, opprime; e, proprio perché opprime, toglie il respiro; se non quello dell’ossigeno, almeno quello del “dopo”; infatti, nel momento in cui l’angoscia prende, sembra che non ci possa essere un dopo, un dopo di pace e serenità.

8

Ebbene, è questo che ha voluto sperimentare Dio con l’Incarnazione.

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Le stesse parole sulla Croce che alcuni, ovviamente sbagliando, interpretano come perdita di speranza: “Signore, Signore, perché mi hai abbandonato?”, sono le parole del Salmo 21, allorquando si parla della prova più terribile che un’anima possa patire: la notte dello spirito, la suggestione cioè che il Signore sia volutamente lontano e sembri indifferente alla sofferenza che si patisce.

10

Cari pellegrini, meditiamo anche su questa bellezza. Sì, avete capito bene: su questa bellezza.

11

Può una bellezza coincidere con la sofferenza, con l’angoscia, con questi terribili stati d’animo? Certamente. E’ la bellezza di un Dio che ci ama talmente da venirci accanto per provare Lui stesso ciò che noi possiamo provare nella nostra vita.

12

Come fa un padre che, vedendo soffrire il figlio, chiede la grazia di condividere con lui la prova.

Al Signore Gesù

Signore, in qualsiasi prova dovessi trovarmi, stammi accanto.

Fammi sentire la tua presenza e tutto sarà per me sopportabile.

Alla Regina dello Splendore

Madre, quante volte m’incanto nel contemplare quei dipinti in cui il capo di Gesù Bambino dorme serenamente sul tuo petto.

Gesù dorme serenamente, perché poggiato sulla più grande dolcezza e tenerezza creaturali, quale Tu sei.

Permettimi che anch’io possa poggiare il mio capo su di Te.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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