BORRACCIA – 27 dicembre

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Dice Gesù: “Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia.”
(Giovanni 16)

I SORSI

1

Cari pellegrini, nel periodo romantico (atmosfere filosofiche tutt’altro che condivisibili) venne esaltata l’attività alpinistica, quella delle scalate per giungere alle cime più impervie.

2

Lasciando stare la questione della prudenza, ovvero fino a che punto sia lecito all’uomo mettere a repentaglio la propria vita quando il fine da raggiungere non sia proporzionato al rischio che si corre, è innegabile che tale attività esprima qualcosa di esistenzialmente interessante: l’uomo desidera non solo andare oltre la propria precaria dimensione, ma desidera anche sperimentare il sacrificio per raggiungere un “luogo” che possa finalmente dare senso a tutti i suoi sforzi.

3

C’è una peculiarità dell’uomo che è ben descritta da sant’Agostino di Ippona (354-430), allorquando parla del tempo. Egli dice che nell’anima vi è una sorta di vivere in un perpetuo presente. L’uomo, infatti, conserva il passato attraverso il ricordo e anticipa il futuro con la capacità di progettare. In tal modo l’anima dell’uomo è un’ “immagine” della natura stessa di Dio, in cui non c’è né passato né futuro, ma solo un eterno presente.

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Ebbene, concentriamoci su una capacità dell’uomo (che ovviamente non c’è nell’animale), quella non solo di poter in un certo qual modo anticipare il futuro (“in un certo qual modo” perché si tratta solo di programmazione e non di previsione del futuro), ma anche e soprattutto quella di “vivere di futuro”.

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Cosa significa “vivere di futuro”? Significa che in tutto ciò che fa, l’uomo vive attendendo ciò che ci sarà.

6

Ciò lo potrà angustiare, se -per esempio- si preoccupasse, ancor prima che avvenga, che qualcosa di nefasto possa accadere nella sua vita.

7

Oppure lo potrà rallegrare, quando, malgrado le difficoltà, sa che ogni sofferenza potrà essere orientata nella gioia futura. A riguardo san Francesco d’Assisi amava dire: “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto.”

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Nell’acqua di questa borraccia Gesù ci dice di non angustiarci se siamo nella tristezza e nella prova. Ci dice, insomma, di attendere, di avere pazienza, perché arriveremo alla gioia.

9

Ma non solo. Ci dice anche e soprattutto che tale gioia sarà per sempre. Per sempre!

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Cari pellegrini, ecco il significato dell’immagine dell’alpinista. Questi non sceglie la strada più comoda per arrivare in cima (ci sono cime che potrebbero essere raggiunte anche attraverso sentieri), sceglie quella più breve, ma più insidiosa. Un percorso che avrà bisogno di muscoli tesi, di concentrazione massima, della fatica di inchiodare e di tendere la corda, mentre il sole o il gelo proveranno il corpo.

11

Ma solo così, dopo quel difficoltoso percorso, il raggiungimento della mèta riempirà davvero il suo cuore.

Al Signore Gesù

Signore, aiutami a sperare.

Fa che nulla mi inganni e mi faccia credere che tutto finisca qui, nelle ambasce quotidiane.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu sei Colei che ha vissuto sempre nella prospettiva della gioia del Paradiso.

Mai hai perso la Speranza, anche anche quando vedevi il tuo Divin Figlio soffrire in quel modo.

Madre, accanto a Te, la Speranza diventerà il mio pane quotidiano.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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