BORRACCIA n.90 (Sabato Santo)

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


ACQUA

“Stai pur sicura che sotto la Croce non ti perderai. Il demonio non ha la forza contro quelle anime che per amor mio gemono sotto la Croce”

(Gesù a santa Gemma Galgani)


I SORSI

1

Cari pellegrini, immaginiamo questa situazione non bella. Stiamo camminando su un sentiero di alta montagna. Fa Freddo. Il cielo improvvisamente si annuvola e inizia a nevicare. Siamo in difficoltà perché ingenuamente non ci siamo forniti dell’attrezzatura opportuna. Purtroppo ce ne vuole ancora di strada per arrivare a valle. Che facciamo? La temperatura cala ancora. Il freddo penetra nelle ossa, abbiamo quanto prima bisogno di riscaldarci. Uno di noi, che ha già fatto quel percorso, si ricorda di qualcosa e ci guida verso un piccolo rifugio. Vi arriviamo. E’ piccolo, malandato, ma ha ciò che occorre: un caminetto con della legna da ardere, pronta per chi si fosse trovato in difficoltà. Un rifugio che non è una reggia, tutt’altro; ma ha ciò che ci serve. Anzi, se fosse una reggia, enorme e bella, ma con stanze gelide, nella situazione in cui ci troviamo non ci servirebbe a nulla perché non potrebbe darci il conforto di un camino acceso.

2

Abbandoniamo questa immagine e chiediamoci: quand’è che l’uomo rischia di perdere se stesso? Nei casi limite quando perde la ragione, ma ordinariamente quando non riesce a dare una risposta seria e persuasiva al suo esistere.

3

Nel momento in cui questo accadesse (cioè quando l’uomo sventuratamente fa esperienza di questa incapacità) l’uomo si perderebbe, nel senso che non avrebbe più la possibilità di ordinare e finalizzare la sua vita; e la vita stessa finirebbe con l’imporre un tale fastidioso mistero da risultare incomprensibile.

4

Certo, la vita è un mistero; ma c’è mistero e mistero. Un conto è sapere che non tutto del nostro esistere può essere compreso, altro è invece dover constatare che tutto nella nostra vita sarebbe sotto il segno del caos e dell’incomprensibilità, ovvero che non c’è una “lente” capace di poter far guardare le cose nitidamente.

5

Le parole che abbiamo scelto come acqua di questa borraccia sono chiare. E’ Gesù stesso che parla; e parla ad un’anima privilegiata quale fu santa Gemma Galgani (1878-1903). Un’anima che –attenzione- ha convissuto quotidianamente con la Croce, accettando santamente sofferenze, prove e dolori inauditi che il Signore permetteva nella sua vita e che ella riusciva a trasformare a beneficio della sua anima e per la salvezza di tanti peccatori.

6

Ebbene, in queste parole, Gesù dice a santa Gemma che sotto la Croce non ci si può perdere. Il che vuol dire che sotto la Croce ci si ritrova. Anzi –possiamo aggiungere- che non c’è “luogo esistenziale” più appropriato per trovare se stessi se non sotto la Croce di Cristo.

7

Ma Gesù aggiunge un’altra cosa e cioè che chi, con Cristo, geme sotto la Croce non può essere sconfitto dal demonio. Può essere attaccato, ma non sconfitto.

8

Anche questo è nella logica di cui sopra: la Croce è l’unico “senso” che l’uomo può dare alla sua vita, dunque con essa il “non-senso” è sconfitto e così il padre del “non-senso” (il demonio) è altrettanto sconfitto.

9

Ecco perché oggi la Croce è tanto odiata.

10

La Croce è odiata esplicitamente. Basterebbe pensare a quanti attacchi contemporanei sigillano un odio contro di essa che dura da tempo, ormai da diversi secoli. Fino ad arrivare alla sua sostituzione con uno stolto “culto dell’uomo”.

11

Ma è “odiata” anche implicitamente. Quanti, pur ammirandola, l’hanno riposta? Risposta materialmente: finanche dagli altari. E di conseguenza anche riposta dalla propria vita.

12

C’è chi si illude che ammirare la Croce significhi automaticamente amarla. No, non è detto. Anzi, in questo modo, può realizzarsi anche il più grande tradimento: riconoscere che Cristo abbia fatto qualcosa di grande (appunto: di ammirabile), ma non accettare per sé e per il mondo intero che abbia fatto l’unica cosa davvero grande e possibile per l’universo intero.

13

La Croce è segno di contraddizione …e non ce se ne può vergognare.

14

Può unire, ma a condizione che la si accetti, non che la si rifiuti.

15

Dunque, senza la Croce, non ci si può ritrovare.

16

Senza la Croce ci si perde.

17

Senza la Croce, non c’è salvezza.

18

Insomma, cari pellegrini, ritornando all’immagine da cui siamo partiti, la Croce non è piacevole come una reggia, ma è confortante come un caldo rifugio quando si rischia di rimanere per ore ed ore al freddo. La Croce non è ammirabile di suo, ma il suo calore di amore è l’unica possibilità per ritrovare se stessi e le proprie energie. E -così- rimettersi a camminare.

Al Signore Gesù

Signore, ti chiedo la grazia di amare la tua Croce.

Anch’io, spesso, sono tentato di trasformare la tua Croce in un semplice oggetto di ammirazione; o in un semplice evento della storia.

No, ti chiedo che essa sia sempre la mia bussola, affinché non mi possa mai perdere nei sentieri insidiosi dell’esistere.

Alla Regina dello Splendore

Madre, tu sin da subito hai convissuto con la Croce del tuo Divin Figlio.

C’è chi dice che finanche il legno della mangiatoia, dove adagiasti Gesù appena nato, richiamò alla tua mente il Patibolo che sarebbe stato la condanna di quel Bimbo. E così un dolore atroce ferì il tuo Cuore Immacolato.

Madre, voglio essere sempre accanto a te.

Guidami Tu, affinché possa amare la Croce del tuo Divin Figlio e mai vergognarmene.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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