BORRACCIA – 20 luglio

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

(…) se abbiamo buone abitudini e un buono stato d’animo, possiamo trarre profitto da tutto, persino da quello che non è utile.
(San Doroteo di Gaza )

I SORSI

1

Cari pellegrini, c’è una favola medioevale che racconta di due penitenti che si accostano ad una immagine della Madonna per invocare una grazia. Uno è un bravo suonatore di viola, l’altro un povero calzolaio. Il primo si mette di impegno e suona la più bella melodia che conosce. E la sua preghiera viene esaudita. Il povero calzolaio, invece, dinanzi a quella musica stupenda non osa proporre nulla alla Vergine e crede che il suo pellegrinaggio sia stato vano. Poi gli balena un’idea: potrebbe creare per la Madre di Dio delle graziose scarpette, così che possa apparire ancora più bella tra le schiere degli angeli. Si mette di buona lena e fabbrica delle stupende scarpette dorate. Ma non ha il coraggio di offrirle alla Madonna: dopo che Ella aveva ricevuto in dono una melodia così bella, non osa presentare alla Vergine così poca cosa come un paio di scarpette, anche se finemente decorate. Si fa comunque coraggio. Ed anche a lui la Madonna concede immediatamente la grazia. La Vergine aveva apprezzato quelle scarpette, quanto la bella melodia.

2

La morale della favola è chiara: ciò che rende gradito un dono non è il contenuto in sé, né tantomeno la forma, ma il dare il meglio di se stessi -quindi il proprio cuore- nel momento in cui si produce il dono stesso.

3

Lasciamo la favola e poniamoci due interrogativi. Primo: perché l’uomo moderno ha dovuto creare gli “hobbies”? Secondo: perché avverte la necessità di stornare il pensiero dai suoi doveri per dedicarsi a ciò che non lo affligge?

4

La risposta è molto semplice: perché egli è spesso impiegato a lavorare in condizioni alienanti (per esempio: staccato dal suo ambiente), ma soprattutto perché non riesce a capire come possa essere un bene per sé fare eventualmente un lavoro che non gli piace (che non è utile a sé).

5

Nella società cristiana non era così. L’uomo viveva nella dimensione dell’eternità ed era ben consapevole che tutto ciò che doveva adempiere era per lui l’occasione per compiere la volontà di Dio. Anzi, più il lavoro era duro, disagevole e poco allettante, e più vedeva in esso l’occasione per santificarsi.

6

Le parole di San Doroteo di Gaza dicono proprio questo: se si ha un “buono stato d’animo”, si può trarre profitto da ogni cosa, anche da ciò che non è “utile”; in questo caso “utile” vuol dire che non sembra essere a servizio di se stessi.

7

Quando Gesù definisce gli apostoli il “sale della terra” allude anche a questo. Il sale non è una pietanza; ma una pietanza senza sale non riesce ad esprimere il suo sapore, perché il sale è pieno di quel sapore che serve per tutte le pietanze; se non c’è, tutto è insipido.

8

Facciamo questo esempio: chiamiamo un bravo chef e gli mettiamo a disposizione ingredienti di qualità, ma l’obblighiamo a non usare il sale. Ebbene, malgrado lo chef sia bravo, non riuscirà a cucinare qualcosa di saporito: manca il sale! Fuori di metafora: se non c’è un senso (san Doroteo di Gaza lo chiama “buono stato d’animo”) tutto sembra assurdo: la fatica è fatica inutile, il disagio è disagio inutile, il sacrificio è sacrificio inutile. Se invece il senso c’è, allora anche la fatica inutile diventa utile, così come disagio inutile e il sacrificio inutile.

9

Torniamo alla favola. La Vergine gradì le scarpette come l’alta melodia. Non fece differenza, perché ciò che conta è il “buono stato d’animo”.

10

Cari pellegrini, coltiviamo e conserviamo anche noi questo “buono stato d’animo” e tutto diventerà stupendamente bello e piacevole.

Al Signore Gesù

Signore, ti chiedo di entrare in ogni cosa della mia vita, anche in quella più semplice, anche nella mia “routine”.

Signore, io voglio che Tu sia il mio “centro di gravità permanente”: desidero che tutto sia orientato su di Te e graviti su di Te.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu e Dio, pur essendo di natura infinitamente diversa (Dio è Dio e Tu sei creatura), siete stati e sarete sempre uniti.

Madre, ogni faccenda della tua vita l’hai vissuta con e nella presenza del Tuo Divin Figlio.

Anche quando Questi si allontanava dalla tua casa, il Tuo Cuore Immacolato era unito al Suo.

Aiutami, Madre, a unirmi ai Vostri Cuori Sacratissimi, a quello Tuo e a quello del Tuo Divin Figlio.

Solo così, tutto nella mia vita avrà sapore.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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