BELLEZZA DEL TEMPO – Mese di San Giuseppe (quindicesimo giorno)

Risurrezione

Pater noster – San Giuseppe, prega per noi!

San Bernardino da Siena un giorno predicava a Padova sul Patriarca san Giuseppe. Ad un tratto esclamò: San Giuseppe è glorioso in Cielo, in corpo ed in anima.  Immediatamente si vide apparire sulla testa del santo predicatore una croce d’oro risplendente, quale testimonianza celeste della verità di questa affermazione. Tutto l’uditorio constatò il prodigio. San Giuseppe morì e fu sepolto; però non pochi credono che il suo corpo sia risuscitato ed ora si trovi in Cielo. Ancora la Chiesa non ha definita questa verità quale dogma di fede, ma i Santi Padri ed i maggiori Teologi sono d’accordo nell’affermare che san Giuseppe sia già nel Paradiso in corpo ed in anima, come lo è Gesù e la Madonna. Nessuno ricerca o dice di avere qualche reliquia del corpo di San Giuseppe. Si legge nel Vangelo di San Matteo: Quando Gesù risuscitò da morte, i sepolcri si aprirono e molti corpi di Santi, che erano morti, risuscitarono e apparvero a molti. (Matteo 27,52). La risurrezione di questi giusti non fu temporanea, come quella di Lazzaro, ma fu definitiva. Ovvero, invece di risorgere come gli altri alla fine del mondo, risuscitarono prima, per rendere onore a Gesù, trionfatore della morte. Quando Gesù salì al Cielo, cioè il giorno dell’Ascensione, costoro entrarono gloriosi nel Paradiso. Se questo privilegio ebbero tanti Santi dell’Antico Testamento, è da pensare che l’abbia avuto a maggior ragione san Giuseppe, il quale a Gesù era più caro di qualsiasi altro Santo. San Francesco di Sales nel Trattato sulle virtù di san Giuseppe dice: Se noi crediamo che, in virtù del Santissimo Sacramento che riceviamo, i nostri corpi risorgeranno nel giorno del Giudizio, come potremo dubitare che Gesù non abbia fatto salire al Cielo con sé, in anima e corpo, il glorioso san Giuseppe, il quale aveva avuto l’onore e la grazia di portarlo così sovente sulle sue braccia e di accostarlo al proprio cuore? Io tengo per certissimo che san Giuseppe sia in Paradiso in anima e corpo.   San Tommaso d’Aquino dice: Quanto più una cosa si avvicina al suo principio, in qualsiasi genere, tanto più partecipa degli effetti di quel principio. Come l’acqua è tanto più pura, quanto più è vicina alla sorgente, il calore è più ardente, quanto più ci si avvicina al fuoco, così san Giuseppe, che fu vicinissimo a Gesù Cristo, dovette ottenere da Lui una maggiore pienezza di grazia e di predilezione. Come si è detto, coloro che risuscitarono quando risorse Gesù, apparvero a molti. E’ logico affermare che san Giuseppe, appena risorto, sia apparso alla Vergine Santissima e l’abbia confortata mostrandole il suo stato glorioso. Si conclude con san Bernardino da Siena: Come Gesù fece salire al Cielo gloriosa in corpo e anima Maria Vergine, così nel giorno della sua risurrezione unì pure con sé nella gloria san Giuseppe. Come la Sacra Famiglia visse assieme una vita laboriosa ed amorosa, così è giusto che ora nella gloria dei Cieli regni assieme con l’anima e il corpo.

Esempio

Un conte della città di Fermo onorava san Giuseppe specialmente il mercoledì, recitando una preghiera particolare alla sera. Sulla parete presso il letto teneva un quadro del Santo. Un mercoledì sera aveva reso al Patriarca il solito atto di ossequio ed aveva preso riposo. Nella mattinata, mentre stava ancora a letto, si abbatté sulla sua abitazione un piccolo ciclone con scariche elettriche. Parecchi fulmini, divisi in varie scintille, guizzavano per il piano superiore, mentre altri, seguendo i fili dei campanelli, scendendo al piano inferiore, percorrevano la cucina e penetravano in tutte le stanze. Nell’abitazione c’erano altre persone e nessuna subì danno. Il fulmine entrò anche nella camera del conte, il quale, spaventato, osservava la scena. Quando una scarica elettrica, diretta alla parete, giunse presso il quadro di san Giuseppe, cambiò direzione, lasciandolo intatto. Il conte gridò: Miracolo! Miracolo! Quando cessarono quei momenti terribili, quel signore ringraziò san Giuseppe di averlo protetto ed attribuì quella grazia alla preghiera che aveva recitata la sera precedente.

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