Bibbiano …e la patetica lotta dei politici che vorrebbero difendere la famiglia tradizionale

In questi giorni -seppur in maniera ancora non soddisfacente per motivi che sono facilmente intuibili- si sta parlando del caso Bibbiano. Anche noi lo abbiamo fatto (clicca qui).

Coloro i quali si pongono giustamente dalla parte di chi vuole che i fatti si approfondiscano e che soprattutto si facciano adeguate indagini sul sistema degli affidi, mostrano però un punto di indiscussa debolezza.

Costoro (ripetiamo: giustamente!) si riconoscono in culture di difesa della famiglia naturale, ma nell’agone del dibattito politico sono costretti ad arrampicarsi sui proverbiali specchi.

Veniamo al dunque.

Quando abbiamo trattato del caso, ci tenemmo a sottolineare che questa gran brutta faccenda non sta tanto (il che sarebbe già gravissimo) in eventuali interessi economici a favore di case-famiglie e organizzazioni varie, quanto in un sottofondo “ideologico” che sta sempre più permeando le reti che lavorano in questo settore.

Uno degli psicoterapeuti di riferimento della cooperativa “Hansel e Gretel”, Claudio Foti, ha recentemente dichiarato, nel tentativo di difendere il suo operato, che starebbe “pagando” il suo aver voluto mettere in discussione il concetto tradizionale di famiglia. Parole, queste, che sono un’ammissione di quanto i servizi sociali (ovviamente non tutti) e i sistemi di affido lavorino facendo leva su convinzioni ideologiche ed antropologiche ben precise.

Infatti, il nocciolo della questione è questo: superare il concetto tradizionale di famiglia!

 Indubbiamente, da un punto di vista giuridico si è in una situazione in cui non ci sono appigli su cui poggiare, anzi si è costretti inevitabilmente a cadere perché appoggi su cui reggersi non ve ne sono. Leggi come quelle che riconoscono le unioni civili (votate anche da politici di estrazione “cristiana” e adesso accettate pressoché dall’intero mondo cattolico), leggi contro espressioni “discriminanti” di fatto non solo rendono impossibile un’autentica difesa della famiglia tradizionale, ma impediscono di porre argini verso possibili affidi che invece di riparare danni possono accentuarli. E’ il caso (non temiamo di dirlo) degli affidi di bambini a favore di coppie omosessuali.

Nei dibattiti televisivi fa specie vedere politici, che è risaputo come la pensino sul punto, non poter dire nulla, dribblare sulla questione degli affidi a coppie omosessuali come talentuose “mezzepunte” su un prato verde, e cercare pateticamente di difendere principi sottintesi dopo aver spuntato la propria spada.

In questi giorni, uno dei genitori che si è visto togliere un figlio, ha raccontato che l’assistente sociale gli ha chiaramente detto che non non avrebbe potuto rivedere il figlio fin quando non avesse accettato le unioni di genere. Il genitore in questione, infatti, non aveva voluto accettare che il figlio andasse a vivere con la madre che a sua volta aveva iniziato una relazione di coppia con una donna.

Quanti di noi la pensano come quel genitore?

E quanti di noi non hanno il coraggio di dirlo?

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