La Borraccia per il 28 aprile

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi ogni tanto. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione, che si sorseggia ogni tanto. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

“O mio Gesù, (…) c’è forse anima più piccola, più impotente della mia? Eppure, proprio a motivo della mia piccolezza (…) vuoi oggi colmare questi miei desideri più grandi dell’universo…”
(Santa Teresina del Bambino Gesù)

I SORSI

1

Cari pellegrini, nel nostro cammino scorgiamo un passerotto che porta nel becco un piccolo ramo molto più lungo della sua corporatura. Gli serve per costruire un nido. Ci colpisce la sproporzione tra ciò che generosamente porta e le sue dimensioni che sono quelle che sono. Lo fa per rispondere ad un desiderio (seppure inconsapevole): costruire un riparo per la nidiata.

2

Questa immagine richiama ad un’altra sproporzione, molto più grande e molto più importante, in sé e soprattutto per noi. Ci riferiamo alla sproporzione che esiste tra la nostra piccolezza e la grandezza della domanda che portiamo nel cuore. Siamo finiti, precari, ci basta un nonnulla per annientarci, eppure desideriamo e aneliamo ciò che non è finito, ciò che non è precario.

3

L’ acqua di questa borraccia è costituita da alcune parole di santa Teresina del Bambino Gesù (1873-1897). Ella, dopo aver ribadito la sua piccolezza, afferma con chiarezza di avere in sé “desideri più grandi dell’universo” e che questi possono essere colmati solo coll’abbandono al Signore.

4

Ritorniamo all’immagine da cui siamo partiti: il passerotto che porta nel becco qualcosa che è più grande di lui. Ebbene, se osserviamo attentamente un uccello di questo tipo ci accorgiamo che ha un corpo tozzo. Quando è posato su qualche ramo e non vola sembra quasi una pallina: ha il ventre gonfio, non ha nulla di slanciato, sembra impossibile che possa volare. E invece non solo riesce a volare, ma, quando lo fa, il suo corpo è come se si trasformasse divenendo una “macchina” perfetta per il cielo.

5

Una semplice immagine come questa ci insegna che l’attrazione verso l’alto che deve contraddistinguere la nostra vita non può farsi condizionare da ciò che siamo. Santa Teresina lo dice: “…c’è forse anima più piccola, più impotente della mia?“, eppure coglie in sé dei desideri che definisce “più grandi dell’universo intero“.

6

Il poeta greco Teognide, vissuto tra il VI e il V secolo a.C., scrive del (e per il) suo amico-allievo Cirno: “Io ti ho dato le ali! Volerai sul mare infinito, leggero ti alzerai sopra la terra: ospite sarai in tutti i banchetti e i conviti, su mille labbra poserà il tuo nome, cari amici ti canteranno con grazie e armonie e belle, alte voci. Quando andrai nella casa dolente dell’Ade, nei luoghi segreti e più bui della terra, la morte non spegnerà la tua gloria e sempre nei cuori sarai un nome immortale fra gli uomini, Cirno!”

7

In questi versi si esprime bene il “dover essere dell’esistere”, soprattutto quando si espone un paradosso e il poeta dice che anche quando la morte prenderà il suo amico, la sua gloria non finirà mai perché lui che gli è stato maestro, attraverso la poesia, ha fatto capire a Cirno quanto sia grande l’uomo e quanto sia necessario saper corrispondere a questa grandezza: “…volerai sul mare infinito, leggero ti alzerai su tutta la terra…”.

8

Il “peso” dell’uomo, dunque, si può risolvere nella “leggerezza” dell’infinito.

9

Cari pellegrini, anche se il peso tenta l’uomo a volare basso, a ridimensionarsi, a credersi di essere poca cosa, l’uomo deve scoprirsi grande e desideroso dell’Infinito.

Al Signore Gesù

Signore, ti chiedo la grazia di farmi volare alto.

Fa che la mia vita non sia uno “strisciare” tra i bassi istinti del vivacchiare, del cercare un vigliacco riparo tra gli stolti egoismi.

Io desidero essere con Te.

Volare verso di Te.

Realizzarmi nell’infinità del Paradiso.

Alla Regina dello Splendore

Madre, perché t’invochiamo anche con l’appellativo di “Celeste”?

Perché Tu sei Colei che può farci volare.

Perché Tu sei Colei che ci indichi la vera patria, che è il Cielo.

Perché Tu sei Colei che ha vissuto pienamente in terra, ma con il cuore già completamente in Paradiso.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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1 Comment on "La Borraccia per il 28 aprile"

  1. Un gioiello queste riflessioni. Ci ricordano l’esortazione del Santo Papa Giovanni Paolo II “Duc in altum …”. Grazie.

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