Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia” è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica.
48
“Se due cavalcano un cavallo, uno deve andare di dietro.”
(William Shakespeare – Molto rumore per nulla)
Un tempo, andare a cavallo era una comodità.
C’è chi era costretto ad andare a piedi.
Un po’ di più spettava a chi poteva permettersi un asinello.
Ma ancor meglio era per chi poteva permettersi un cavallo.
Dunque, andare a cavallo costituiva se non un privilegio, certamente un agio.
Qui Shakespeare gioca su un piccolo paradosso e sembra che dica: chi vuole andare a cavallo, cioè chi vuole permettersi questa comodità, deve accettare una legge e cioè che si è tenuti anche ad andare dietro ad un altro.
Andare dietro ad un altro, ovvero la “sequela”.
Sequela vuol dire appunto seguire, mettersi sulla scia, lasciarsi guidare.
E qui sta una verità enorme, talmente enorme che è oggettivamente indiscutibile: l’uomo che vuole davvero dominare il suo cammino (metaforicamente: andare a cavallo), deve capire che deve lasciarsi guidare.
Non può fare di testa sua.
Deve rimettere il suo giudizio a chi quel sentiero della vita lo conosce davvero: Dio!
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Be the first to comment on "Bisaccia n.48"