Caos libico… ringraziamo Francia, Stati Uniti e tutti coloro che vollero spodestare Gheddafi

Selezionato da: occhidellaguerra.it – di Roberto Vivaldelli

Sono centinaia le persone rapite e sequestrate dalle bande armate in Libia dopo la caduta di Gheddafi. Il numero esatto delle persone scomparse è sconosciuto alle autorità benché, come acclarato dalle organizzazioni per i diritti umani, il fenomeno è in costante crescita, in particolare modo dal 2014 ad oggi. Un dramma che ci dice cos’è la Libia contemporanea a seguito della caduta del Colonnello.

Come racconta Al-Monitor, nonostante i rapimenti sempre più all’ordine del giorno, gli attivisti sostengono che le autorità libiche facciano troppo poco per contrastare il fenomeno. Ahmed al-Sherkse, il fondatore di Allebya for Democracy and Human Rights (Adhr), organizzazione della società civile fondata a febbraio a sostegno delle famiglie che vogliono riabbracciare i propri cari, ha affermato che la sua associazione sta facendo pressioni importanti sul capo Consiglio presidenziale libico a Tripoli, Fayez al-Sarraj, per mettere in campo tutte le azioni necessarie al fine di ritrovare le persone sequestrate e rapite.

Un nuovo dramma per la Libia post-Gheddafi

Sono storie strazianti e drammatiche quelle che giungono dalla Libia del dopo Gheddafi. L’ultima volta che Arwa el-Shershary ha visto i suoi tre figli – Dahab, Abd e Mohammad – era il 2 settembre 2015. Stavano andando a scuola quando uomini armati hanno fermato il loro veicolo a Surman, una città situata nel nord-ovest del Paese. Dopo aver sparato all’autista cinque volte nella gamba, gli uomini hanno rapito i suoi figli dal sedile posteriore dell’auto. Dahab aveva 11 anni, Abd 8 anni e Mohammad 6.

Due giorni più tardi un uomo chiamò la famiglia Shershary chiedendo un riscatto di 20 milioni di dinari libici – pari a circa 2 milioni di dollari – che la famiglia non poteva permettersi di pagare. “Mio padre voleva parlare con i suoi figli al telefono, ma i rapitori non glielo permettevano”, ha raccontato ad Al-Monitor Asawer el-Shershary, la figlia maggiore. “I rapitori hanno riattaccato e non ci hanno mai più contattato”.

Nel corso dei due anni successivi la famiglia si è rivolta alle autorità locali e agli anziani a capo delle tribù per tentare di ritrovare i bambini, alla ricerca disperata di qualche indizio. La banda di criminali è stata dunque identificata a Surman il 15 marzo. Quel giorno una milizia governativa, su ordine del Gna – il governo di accordo nazionale di al-Sarraj – appoggiata dalle Nazioni Unite, ha dato la caccia ai malviventi. Ne è seguita una sparatoria, in cui sono morti quattro dei cinque membri della gang criminale, mentre il quinto e unico sopravvissuto è finito in coma. Se non si sveglierà, spiega Al-Monitor, la famiglia potrebbe non ritrovare mai più i propri figli scomparsi poiché soltanto il malvivente in fin di vita può sapere esattamente dove siano ora.

Sufi nel mirino degli islamisti

Nel frattempo, il Adhr ha creato un database per “schedare” tutte le persone rapite. Ufficialmente nel registro ci sono solamente 60 persone, ma nell’ultimo periodo vengono aggiunti nuovi nomi praticamente ogni giorno. Nella lista figura, tra gli altri, Abdul Matloub Sarhani, scomparso nell’agosto 2017. La sua famiglia sospetta che sia stato rapito perché è un Sufi, un seguace della setta dell’Islam che jihadisti e salafiti non tollerano e perseguitano. Malik al-Faissi, visto per l’ultima volta nella città di Msallata il 27 gennaio 2012, potrebbe aver subito lo stesso destino. Sufi devoto e studente di religione, Faissi aveva solo 22 anni quando scomparve nel nulla. La sua “colpa” è quella di aver osato ribellarsi agli integralisti salafiti presenti in città mentre stavano profanando delle tombe.

A conti fatti, l’intervento “umanitario” del 2011 contro Gheddafi – voluto in particolare modo da Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna – ha fatto sprofondare il paese nel caos, in una situazione disperata nel quale il rispetto dei più elementari diritti umani viene calpestato ogni giorno e laddove a trionfare è invece la criminalità organizzata, l’odio tribale e il fondamentalismo religioso.

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