“Chi ignora Dio, non è uomo.” Dice il Cristo a don Camillo

di Corrado Gnerre


Ignorare Dio vuol dire ignorare di essere se stessi.

L’uomo scopre, infatti, di essere se stesso non solo quando pensa e riflette sulla sua identità, e quindi sulla sua natura, ma anche quando riflette sui suoi desideri, su ciò che vuole essere, su ciò che lo realizza. Da qui l’uomo capisce che ciò che desidera non può darselo da sé, ma ha bisogno di qualcuno di più grande, anzi: di infinitamente grande.

Sentiamo cosa dice in proposito Giovannino Guareschi.

A don Camillo servivano soldi per far funzionare l’asilo. La necessità era impellente. Una lotteria poteva essere la soluzione. Una lotteria però che potesse veramente attrarre. Cosa non facile perché si sa che le lotterie funzionano per disfarsi di roba che non vale nulla, che la gente non vede l’ora di poter buttar via e che nessuno avrebbe messo a disposizione qualcosa di veramente attraente. Al bussare del povero parroco della Bassa tutti piangono miseria: i poveri in quanto poveri e i ricchi in quanto non troppo ricchi. Ma la Sezione del Partito Comunista si fa avanti… leggiamo dal racconto La lotteria della raccolta Lo spumarino pallido. Don Camillo sta parlando con Peppone…

“E cosa mi risponderebbe, secondo te, la sezione del Partito Comunista se io andassi a chiederle un dono per la lotteria?”

Peppone si strinse nelle spalle: “vediamo un po’ –borbottò- Secondo me, se lei si rivolgesse alla sezione comunista, la sezione offrirebbe, per esempio, una bicicletta Stucchi gran lusso, nuova di zecca, con fanaleria elettrica e cambio Simplex. E, magari, con coprisella, cavalletto e portapacchi.”

Don Camillo lo guardò per un istante a bocca aperta. “Tu hai voglia di scherzare.” Esclamò alla fine.

“Io, forse, sì. Ma la locale sezione del Partito Comunista no. Chi vuole la bicicletta Stucchi gran lusso, nuova di trinca eccetera, non ha che a indirizzare una breve domanda scritta alla sezione stessa.”

Don Camillo sghignazzò: “Già: perché tu mi risponda: ‘Si rivolga a Pella!’.”

Peppone scosse il capo: “No, reverendo: lei manda due righine di richiesta e, due ore dopo, la bicicletta le arriva in canonica ancora con l’imballo originale della casa. Naturalmente nella esposizione dei premi, la bicicletta dovrà stare al posto d’onore e portare un cartellino di quaranta centimetri per trenta con scritto sopra a stampatello grosso così: ‘Dono del Partito Comunista Italiano’. Per alleggerirle la fatica, il cartellino glielo manderemo già bell’e pronto”.

“Non ti disturbare –rispose secco don Camillo- Tieni pure il cartello e bicicletta. Io non faccio l’agente di pubblicità.”

“Reverendo: e se alla bicicletta Stucchi extra lusso eccetera noi appiccicassimo un motorino Mosquito pure nuovo di trinca?”

“Neanche se ci attacchi sopra un motore Fiat 1900 con frizione idraulica!”

“Mi spiace. Comunque ci pensi, reverendo.”

“Ci ho già pensato.” 

Dopo questo, don Camillo va a sfogarsi dal Cristo dell’altare maggiore, con le lacrime agli occhi…

“Gesù, ho bussato a novantanove porte e nessuno mi ha aperto. Alla centesima mi hanno aperto per farsi beffe di me: come faccio a rimanere tranquillo?”

“Don Camillo –rispose Gesù- io busso a centomila anime, ogni giorno, e nessuna si apre e allora mi addoloro. Ma se, dopo centomila, una ne trovo che si spalanca, la gioia mi riempie il cuore pur se dietro la porta di quell’anima trovo solo irrisione. Ignorare Dio è mille volte peggio che irriderlo. Chi ignora Dio è il cieco che non vedrà mai la luce. Non potrà mai vivere da uomo giusto chi ignora Dio, perché chi ignora Dio non è uomo.”

Insomma, il Cristo –come si suol dire- fa a don Camillo “il pelo e il contropelo”. Gli ricorda una cosa importante, su cui forse a causa della sua presunzione e soprattutto del suo orgoglio il povero parroco della Bassa non aveva mai riflettuto. Il peccato più grave è ignorare Dio e don Camillo lo aveva fatto perché non aveva saputo vedere in quel dono (che non avrebbe mai immaginato di poter avere per la sua lotteria) un dono messogli a disposizione dalla Provvidenza. Pensava a chi glielo aveva offerto e non al dono in sé …come se andando in una rinomata pizzeria si rifiuta la pizza solamente perché si viene a sapere che colui che l’ha preparata è un poco di buono.

Insomma, Guareschi dice che ignorare Dio non è solamente non pensare a Lui (il che sarebbe già molto grave), ma il chiudersi alle possibilità della Sua Presenza, cioè non essere aperto a tutte le grazie che Egli elargisce nella vita dell’uomo per richiamarlo alla conversione e quindi alla salvezza. In Teologia tutto questo cade sotto la definizione di “grazia attuale”. Di questa non solo può beneficiare chiunque (anche il peccatore), ma può provenire da chiunque, anche dal più grande peccatore; ovviamente come causa prossima, perché ne è sempre Dio la fonte.

Dio può servirsi di chiunque …anche del capo della Sezione del Partito Comunista di un paesino della Bassa.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 

 

 


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

Print Friendly, PDF & Email
CONDIVIDI

3 Comments on "“Chi ignora Dio, non è uomo.” Dice il Cristo a don Camillo"

  1. Silvio Turri Bruzzese | 8 Settembre 2017 at 14:30 | Rispondi

    Ho passato così tanto tempo della mia adolescenza e prima giovinezza con quel povero parroco della Bassa da sentirmi quasi obbligato a scusarlo anche quando sbaglia. E sicuramente ha sbagliato, se il suo orgoglio gli ha impedito di riconoscere un dono della Provvidenza quando gli arriva e così dimenticare che l’indifferenza verso Dio diventa sempre incapacità di essere pienamente uomo. Ma a lui hanno insegnato che il comunismo è incompatibile con la fede e quindi, probabilmente, gli sarebbe parso di cedere ad un compromesso se avesse accettato il dono da chi lo combatte. Come se ad un parroco di oggi, per una lotteria, arrivasse un’offerta dal gestore di una libreria esoterica, o da altri soggetti praticanti mestieri meno “nobili” ma ugualmente incompatibili con la morale cristiana. Anche a questo povero parroco il Signore chiederebbe di guardare al dono in sé e non a chi lo dona per comprendere se questo viene dalla Provvidenza e se soprattutto questo dono manifesta un atteggiamento meno grave dell’indifferenza di Dio, ma mi sentirei di scusarne il travaglio interiore, come è stato per il povero Don Camillo.

    • Caro amico, ciò che dice è vero. Sicuramente il rifiuto di don Camillo era motivato dal non voler fare propaganda ad una ideologia (il Comunismo) intrinsecamente perversa (come aveva affermato Pio XI). Resta il fatto che Guareschi vuol dirci che in quel mondo (il “mondo piccolo”) i comunisti ancora non sono comunisti. Nel senso che ancora conservano un buon senso che li salva dalla perversità dell’ideologia. Peppone era colui che religiosamente chiedeva (anzi pretendeva) il battesimo per il figliuolo e che politicamente s’impone perché venga rispettata il desiderio dell’anziana maestra di avere sulla bara la bandiera con lo stemma della monarchia. Davvero Peppone con quell’offerta voleva pubblicizzare il Partito, oppure si serve di un escamotage per aiutare la Parrocchia? Forse questa domanda doveva porsi il buon parroco. E forse, questo dubbio, il Cristo voleva che si ponesse don Camillo…

  2. Caro Admin,
    ancora una volta mi sono commossa.
    Amo Guareschi e quindi i suoi personaggi, e l’analisi che lei fa di Peppone è STRAORDINARIA!!

Rispondi a Silvio Turri Bruzzese Annulla risposta

Your email address will not be published.


*