SOSTA – Chi parla più della “Gloria di Dio”?

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


da Il Settimanale di Padre Pio, n.46, anno 2017

Povera fine delle nostre radici cristiane e povera fine della gloria di Dio (e anche dell’uomo!).

Pensando al passato, come non ricordare sant’Ignazio di Loyola, il grande Santo e Fondatore che per divisa e ideale della sua vita spirituale aveva preso la Maggior Gloria di Dio: Ad Majorem Dei Gloriam! E nella sua passione per la Gloria di Dio si accese talmente che la Chiesa ha voluto perpetuare il ricordo di questa “passione” del Santo, inserendola anche nella recita dell’Ufficio del Santo.

Il Santo stesso, infatti, si esprimeva in maniera così categorica nel difendere la Gloria di Dio dal dichiarare che “se mi fosse offerto di entrare subito in possesso del cielo, oppure di restare sulla terra nell’incertezza della mia eterna salute, ma con la certezza di procurare ancora qualche gloria a Dio, io mi appiglierei a quest’ultimo partito, senza esitare.” E aggiunse anche: “La perdita che allora io farei, sarebbe di tanto inferiore al mio guadagno, di quanto gli interessi dell’uomo sono inferiori a quelli di Dio…”. 

Anche il grandissimo musicista, Johan Sebastian Bach, terminava tutte le sue stupende composizioni musicali con la sigla: S.D.G. (Solo a Dio la gloria).

Dovremmo tutti noi tornare all’insegnamento di san Paolo che raccomandava ai cristiani di Colossi di elevarsi spiritualmente dalla povera terra: “Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio, pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.” (Colossesi 3,1-2).


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