Controfascismo sì… antifascismo no!

Sul Fascismo si potrebbero dire tante cose che non è il caso di dire adesso perché il nostro scopo è quello di offrire delle categorie interpretative al fine di facilitare l’apostolato di chi ci legge.

Va detto però che il Fascismo è un fenomeno tecnicamente “moderno”. Nel senso che è figlio non solo del totalitarismo politico, a sua volta erede dell’assolutismo, ma anche espressione di una filosofia immanentista quale fu quella hegeliana e posthegeliana. Tutte cose che con l’autentico pensiero cattolico stanno come i cosiddetti cavoli a merenda. Roba molto indigesta!

Detto questo come premessa doverosa, non possiamo denunciare ciò che sta avvenendo ai nostri giorni. Un fenomeno di vera e propria psicopatologia sociale, cioè di delirio collettivo in cui si vede il fascista dappertutto.

Le famiglie non arrivano a fine mese, in certi quartieri non si può uscire in ore notturne, i giovani arrivano a trent’anni senza aver avuto la possibilità di lavorare un giorno… ma l’emergenza nazionale sarebbe il ritorno del Fascismo. Roba da matti!

Bella Ciao sta diventando il tormentone di salotti, mostre, adunate e ovviamente “sale dei professori” e aule scolastiche. Il tutto palesando un folle scollamento dalla società reale, ma anche dal buon senso.

Una psicopatologia sociale come trionfo dell’antifascismo che diventa “categoria dello spirito”. Roba assurda che non sta in piedi se si fa uso di un sana filosofia della politica.

Noi, come cattolici che amano la verità cattolica e quindi il pensiero sociale della Chiesa nella sua interezza, non neghiamo di essere controfascisti (per le ragioni di cui sopra), ma ci permettiamo la libertà di non aderire alla psicopatologia sociale dell’antifascismo.

Perché questa distinzione? Qual è la differenza tra controfascismo e antifascismo? La differenza c’è eccome e non è un comodo escamotage linguistico.

Essere contro qualcosa significa non accettarne l’essenza. Si tratta di un rifiuto in sé che presenzia nel tempo e nella storia. Essere invece anti qualcosa vuol dire riconoscersi all’interno di un combattimento in atto, perenne. mai concluso e che mai potrà concludersi.

L’antifascismo è proprio questo. E’ una ragione di vita per “organizzare” la propria presenza. E’ una carta d’identità da mostrare sempre e comunque, anche quando non ti viene richiesta. E’ la viltà che permette di incolpare un avversario ben sapendo che questi forse tutto è fuorché fascista. E’ in un certo qual modo la morte dell’intelligenza.

Scriveva Pasolini: Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più. (…) Ecco perché buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. Insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo».

Insomma, l’antifascismo… è uno dei peggiori fascismi!

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2 Comments on "Controfascismo sì… antifascismo no!"

  1. Mi permetto di dissentire. Ho sempre apprezzato i suoi interventi, Prof. Gnerre, ma questa volta dissento. Un cattolico può benissimo apprezzare il fascismo, in quanto tale fenomeno politico non è stato solo immanentismo. Il fascismo è nato in un periodo storico travagliato, percorso da diverse correnti di pensiero molte delle quali radicalmente contrarie alla concezione cattolica del mondo. Nel fascismo vi è stato un po’ di tutto, dal punto di vista del pensiero, ma è innegabile che ad un certo punto, nel fascismo, sono prevalsi il rifiuto dei principi della Rivoluzione Francese e la volontà di costituire una novità nel panorama politico mondiale. Novità innanzitutto contrapposta tanto al liberalismo quanto al comunismo (i frutti politici peggiori della modernità), nonché rappresentata dal radicamento nell’identità nazionale coniugato ad una visione del mondo in cui la dimensione religiosa è tutt’altro che trascurabile (da questo punto di vista, si veda l’opera della Scuola di Mistica Fascista). Per non parlare di un altro degli aspetti più rilevanti del fascismo, quello relativo alla volontà di concepire l’unità organica della comunità nazionale, politicamente ordinata dallo Stato. Unità organica caratterizzata dall’assenza di contrapposizioni laceranti fra classi, ma improntata alla collaborazione in vista del fine: il bene comune. Le cosiddette “leggi sociali” promulgate dal regime fascista, sono la prova lampante della sua bontà (contra facta non valent argumenta). Per non parlare della scelta netta, operata dal regime, a favore della Chiesa Cattolica e contro la Massoneria (posta fuori legge nel 1925).
    Un cordiale saluto,
    Marcus

    • Caro amico, indubbiamente ciò che lei indica è vero. Nessuno nega che il Fascismo sia stato un fenomeno molto complesso e anche diverso da altri esperimenti totalitari. Anzi, da questo punto di vista alcune sue scelte fecero sì che la deriva totalitaria fosse significativamente attenuata. Ciò non toglie che come “fenomeno” politico s’introduce pienamente nell’ambito della filosofia politica moderna. E’ infatti innegabile che l’immanentismo gentiliano ne costituì in un certo qual modo l’ossatura. Anche da un punto di vista di giudizio storico, il suo rendersi erede di un certo tipo di Risorgimento non può essere trascurato. Colgo però bene il senso delle sue argomentazioni e mi riprometto di (almeno personalmente) approfondire meglio. Un caro saluto. E grazie per la sua attenzione.

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