L’Italia è il terzo Paese in Europa per uso delle cannabis e il quarto per uso della cocaina.
Tempo fa lo psichiatra Alessandro Vento, responsabile dell’Osservatorio sulle Dipendenze, disse in un’intervista che nel nostro Paese ci sono circa 4 milioni di consumatori attivi (dai 13 ai 65 anni) e commentò che ciò non è altro che una “fuga dalla realtà”. Ovviamente stigmatizzando.
Parole queste che però dicono e non-dicono.
“Dicono”, perché così è. C’è poco da fare: chi fa uso di queste sostanze, almeno a livello inconscio, manifesta un’inadeguatezza ad affrontare la vita con i suoi immancabili disagi.
“Non dicono”, perché il punto sta proprio nel perché non si vogliono accettare i disagi. Questi -è ovvio- non piacciono a nessuno; dire che possono essere in sé gradevoli sarebbe una sorta di deviazione patologica (tipo masochismo). Piuttosto la questione verte non su come “positivizzare” i disagi, bensì su come renderli “significativi”; nel senso letterale di conferire loro un Significato (con la “S” maiuscola).
Il problema non sta nel fatto che si soffre e che la realtà -spesso- non è come la si desidera. Il problema è che non si sa più perché si soffre. E così la realtà diventa “pesante”, assurda e si pretende fuggirla.
L’uomo sa accettare tutto, anche le situazioni più difficili. Ciò che però gli pesa è dover accettare il disagio senza un motivo. “Il dolore infierisce proprio la dove s’accorge che non è sopportato con fermezza…” Fa dire Shakespeare a Giovanni di Gaunt nel Riccardo II (Atto I, Scena III). La “fermezza” scaturisce quando c’è una capacità di governo e di dominio sul dolore stesso; e questa capacità sta esclusivamente nel capirne il perché. Almeno nel capire che quel disagio, quella sofferenza, rientrano in un significato più grande: non sono assurde!
Ma senza il Dio vero, che è il Dio della Croce (e non altri!), il dolore e qualsiasi disagio restano invece incomprensibili e assurdi.
Il nostro tempo, eliminando il Dio della Croce, pretendendo fondarsi senza il Dio della Croce, ha eliminato anche il Motivo, il Significato del soffrire. Da qui il fuggire una realtà che è stata impietosamente svuotata.
L’uomo di oggi, si sente potente su molto, ma ha perso potere sulla sua vita e quindi sul mistero di essa, perché non c’è comprensione del proprio mistero se non nella capacità di padroneggiare il dolore.
Giustamente George Bernanos dice ne La gioia: “Chi cerca la verità dell’uomo, deve farsi padrone del suo dolore.”
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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