La tradizione vuole che sant’Andrea sia stato crocifisso non sulla classica croce, ma su una decussata (a forma di X). Si narra, infatti, che fu stesso lui a chiederla perché si sentiva indegno di fare la stessa morte di Gesù.
Nella vita dell’uomo la Croce non può mancare.
La Croce è il segno della sofferenza che comunque è presente nella vita di ognuno.
Il cristiano non può rifuggirla, piuttosto la deve abbracciare per salvare se stesso e gli altri.
Ma la Croce include tante croci. C’è chi ha un problema, chi ne ha un altro. E nella stessa vita le prove si alternano, si succedono in varia misura e caratteristica.
Ma non vale quella stolta convinzione che ben denuncia Honore de Balzac (1799-1850) quando fa porre questo interrogativo ad un suo personaggio ne La pelle di Zigrino: “Non sai che ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri?” No, non vale, perché la Croce è Croce, indipendentemente da chi la vive, indipendentemente da cosa sia. Lo scrittore triestino Scipio Slatapater (1888-1915), volontario nella Grande Guerra e morto sul campo di battaglia, ne Il mio Carso dice giustamente quanto possa essere vario il soffrire umano: “La terra ha mille patimenti. Su ogni creatura pesa un sasso o un ramo stroncato o una foglia più grande o il terriccio di una talpa (…).”
Dunque, la Croce è il Significato ultimo che dà senso ad ogni sofferenza; ma le sofferenze possono essere tante e diversissime tra loro.
La croce decussata di Sant’Andrea ci ricordi questo: che ogni sofferenza, per quanto diversa, è inclusa e acquista significato nell’unica Sofferenza, quella della Croce del Calvario.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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