Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.116)

Rubrica a cura di Pierfrancesco Nardini


Domanda: Il Papa da solo può errare nell’insegnarci le verità rivelate da Dio?
Risposta: Il Papa da solo non può errare nell’insegnarci le verità rivelate da Dio, ossia è infallibile come la Chiesa, quando da Pastore e Maestro di tutti i cristiani definisce dottrine circa la fede e i costumi.


Oltre ad essere verità rivelata e definita solennemente dalla Chiesa, l’infallibilità del Papa da sola è anche una questione di logica: come potrebbe non essere infallibile il capo della Chiesa docente infallibile? Si creerebbe il cortocircuito per cui chi è sottomesso al Romano Pontefice potrebbe però riformare, contestare, quello che il Vicario di Cristo, capo visibile della Chiesa, abbia stabilito. Come sottolinea Casali: “(…) la ragione conferma. La verità rivelata non può essere che una e per conoscerla con certezza e prontamente è necessaria un’autorità che ce la possa esprimere in modo infallibile”.

Soprattutto, però, non sarebbero vere le parole dell’unica Verità, Cristo, a san Pietro (Mt 16, 17-20; Lc 22, 31-32; Gv 21, 15-17).

Se non fossero vere queste parole e i successori di san Pietro non fossero infallibili, come potrebbero “pascere” i fedeli e “confermare” nella fede?

Si deve tenere a mente che il Papa non è infallibile su tutto, non è infatti assistito divinamente quando parla di argomenti e questioni che non toccano l’insegnamento di verità rivelate circa la fede e i costumi. Se un Papa parla di ambiente o di politica, ovviamente non è infallibile (e questo vale, nel senso di grazia di stato, per ogni sacerdote, di qualsiasi grado gerarchico).

La Chiesa ha sempre difeso questa verità e questa difesa è culminata nella definizione solenne della Pastor aeternus (18.7.1870).

In questa si legge, infatti, che “insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano Pontefice, quando parla ex Cathedra, cioè quando adempiendo l’ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i Cristiani, in virtù della sua suprema Autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la fede e i costumi, da tenersi da tutta la Chiesa; in virtù della divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, è dotato di quella infallibilità della quale il divino Redentore volle che fosse fornita la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e i costumi; e che, perciò, tali definizioni del Romano Pontefice, per sé stesse, e non già mediante il consenso della Chiesa, sono irreformabili”.

È stato così chiarito, con precisione e senza possibilità di equivoco o di eterodossa interpretazione, il campo della divina assistenza che rende infallibile l’insegnamento papale, che non c’è sempre, ma solo in determinate condizioni.

Il Papa è infallibile, e quindi non è possibile non seguire il suo insegnamento, solo ed esclusivamente quando si verificano tutte le condizioni indicate nella Pastor aeternus. Ott chiarisce: “Condizione dell’infallibilità è che il Papa parli ex cathedra. Si richiede a questo riguardo: I) che parli come pastore e maestro di tutti i fedeli esercitando la sua suprema autorità apostolica. Quando parla come teologo privato o come vescovo della sua diocesi non è infallibile; 2) che abbia l’intenzione di decidere definitivamente una dottrina di fede o di morale in modo che questa sia ricevuta da tutti i fedeli. Senza questa intenzione, che deve chiaramente risultare dalla formulazione o dalle circostanze, non vi è definizione ex cathedra. Gli insegnamenti delle encicliche per la massima parte non sono definizioni ex cathedra” (Compendio di teologia dogmatica).

Soprattutto l’intenzione di definire, di impegnare realmente l’infallibilità è un elemento importantissimo, che ai nostri giorni permette di discernere nella grave crisi ancora in atto.

Nel corso dei secoli si è discusso sulla possibilità di un aiuto divino particolare al Papa anche quando parla come Dottore privato (tesi ad esempio sostenuta dal Suarez in De Fide, X, VI, 11), ma, pur essendo qualcosa di ottimo ed anche apprezzabile, ad oggi è di fede la sola infallibilità come appena ricordata.

Non è possibile perciò attribuire al Papa un’infallibilità “estesa” al di là di quello che la Chiesa ha solennemente definito, tra l’altro in tempi non sospetti, come ad esempio quando parla appunto come dottore privato o in contesti che, seppur pubblici (si ricordino ad esempio le famose risposte nei viaggi in aereo), non contemplano tutte le caratteristiche richieste dalla Pastor aeternus.

Si deve ovviamente precisare che, in tempi ordinari, non di crisi, il Papa va sempre seguito: ad esempio nel Magistero ordinario, come le encicliche, ove “pur non volendo esercitare la sua infallibilità è sempre il Papa che parla. A queste dichiarazioni non si deve un assenso di fede, ma un assenso interno e religioso, dovuto alla autorità religiosa” (Casali).

 

É sicuramente conveniente che il Papa sia preciso e aderente alle verità rivelate in ogni situazione, anche senza impegnare l’infallibilità, proprio perché è comunque riferimento continuo dei fedeli ed è anche certo che è questione straordinariamente complicata quella di sentire e vedere cose non ortodosse (purtroppo in modo molto frequente negli ultimi decenni), ma non sono situazioni in cui il Papa sta impegnando l’infallibilità, perché non sta chiaramente evidenziando che vuole definire né che è una situazione solenne (per restare sul precedente esempio, non può essere solenne e con intenzione di definire una risposta data a braccio su un aereo).

Come detto per altri complessi argomenti, in questo commento, proprio perché solo commento al Catechismo, ci si ferma al dato generico e generale, non potendo approfondire oltre questioni così difficili. Si rimanda anche per questo argomento ad altri testi e articoli.

Si conclude notando come la caratteristica dell’irreformabilità delle pronunce infallibili renda impossibile l’abrogazione o anche solo la contraddizione da parte dei Papi successivi.

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