Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.22)

(a cura di Pierfrancesco Nardini)

Come si chiama il Figliuolo di Dio fatto uomo? Il Figliuolo di Dio fatto uomo si chiama Gesù Cristo

Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome (Fil 2, 9).

Quando l’Arcangelo Gabriele annuncia il verginale concepimento a Maria, Le dà anche il nome che il Verbo, seconda Persona della Santissima Trinità, prenderà quando si sarà fatto uomo.

«Tu concepirai nel tuo seno e darai alla luce un Figlio, che chiamerai Gesù» (Lc 1, 31).

Lo stesso nome viene dato a san Giuseppe: «non temere di prendere Maria per moglie; perché quello che è nato in Lei è opera dello Spirito Santo. Ella darà alla luce un Figlio, a cui porrai nome Gesù, perché Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21-22).

Il giorno della presentazione di Cristo al tempio, quindi, Maria e Giuseppe danno questo nome a loro figlio.

«Passati gli otto giorni per la circoncisione, gli fu posto il nome Gesù, com’era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito» (Lc 2, 21).

La scelta di questo Nome, che è il Nome sopra ogni altro nome, non è casuale, come nulla nella Sacra Scrittura e nella vita terrena di N.S. Gesù Cristo.

Gesù significa infatti Salvatore (Jahvé che salva) e nome più adatto non c’è per Chi si è fatto uomo per salvare il mondo dalla schiavitù del peccato (e non per liberare solo il suo popolo dai Romani, come molti intendevano il Messia).

Al nome Gesù viene accostata sempre la parola “Cristo”, tanto che in sostanza sono diventati due sinonimi. Anche Cristo è in pratica diventato un nome proprio, com’è tra l’altro giusto che sia.

È giusto, perché questa parola (derivante dal greco christòs) significa “unto” e, come spiega bene il Dragone, veniva usato nel senso di «consacrato dalla divinità che s’è unita all’umanità assunta, elevandola e divinizzandola», quindi il Messia (anche questa parola infatti, di origine ebraica, significa “unto”).

Il titolo di Messia veniva dato «in origine, a tutti i re degli Ebrei, ma poi fu riservato col tempo al supremo re, al Redentore, che doveva procurare al popolo l’eterna salvezza» (DIZ.).

Il Messia è quindi il Salvatore che fu promesso al popolo ebraico, Colui in cui si realizzano tutte le profezie.

Il Messia è Gesù.

Lo dice la S. Scrittura («Oggi, nella città di Davide, vi è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore», Lc 2, 11).

Soprattutto, ce lo dice Lui stesso, con chiarezza, ricollegandosi alle antiche profezie: lo dice alla Samaritana (Gv 4, 25-26); afferma «oggi questa scrittura è adempiuta e voi la udite» (Lc 4, 21), dopo aver letto il testo di Isaia; risponde con miracoli alla precisa domanda dei discepoli del Battista (Mt 11, 3-6), corrispondendo così a quanto avevano detto i profeti del Messia.

Gesù, inoltre, parla spesso di sé come “Figlio dell’Uomo”: questo è il titolo dato al Messia dal profeta Daniele (Dan 7, 13).

Gli Apostoli avevano capito e credevano fermamente che Lui fosse il Messia. San Pietro, infatti, quando Gesù gli chiede chi pensavano Lui fosse, a nome di tutti gli altri, risponde «Tu sei il Cristo di Dio» (Lc 9, 21).

Un altro elemento importantissimo che conferma l’identità tra Gesù e il Messia è il fatto, spesso evidenziato anche dagli Evangelisti, che tutte le profezie messianiche si siano avverate in Lui.

Uno scienziato, W. Stoner, ha fatto un calcolo delle probabilità ed ha verificato che «le chances che ha un unico uomo di realizzare quarantotto profezie messianiche contenute nella Bibbia (…) c’è 1 possibilità su 10157 (questa cifra è 1 seguito da 157 zeri, un numero addirittura indicibile)»[1]. Ovviamente le profezie sono ben più di 48 (sono circa 300) e si sono realizzate tutte in Gesù.

La devozione al Santo Nome di Gesù vive da sempre nella Chiesa e raggiunge vette altissime anche grazie a San Bernardino da Siena (ha realizzato il famoso trigramma con le prime lettere del Nome di Gesù in greco: IHS) per poi essere ufficialmente inserito nel calendario liturgico.

La frase di San Paolo sopra riportata (Fil 2, 9) sta ad evidenziare l’importanza del Nome Gesù. Per gli ebrei, infatti, “il nome sopra qualunque nome” è quello di Jahvé, Dio. Come abbiamo visto, Gesù significa Dio che salva. Questo elemento è esplicativo quindi anche dell’impatto che poteva avere questo Nome.

Alla luce di quanto sopra cerchiamo di evitare il più possibile di nominare invano il Nome di Gesù, come ahimè spesso si sente fare, quasi come intercalare se non addirittura in momenti di ira, e preghiamo Maria affinché con il suo amore incondizionato per il Figlio e per Dio ci aiuti a ricordare ogni giorno della nostra vita che «il nome “Gesù” è il più eccelso, cui si deve adorazione e amore illimitato» (Dragone).


[1] tratto da “Indagine su Gesù”, A. Socci, p. 153


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