Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.85)

a cura di Pierfrancesco Nardini


Domanda: Perché Gesù Cristo volle esser povero?

Risposta: Gesù Cristo volle esser povero per insegnarci ad essere umili e a non riporre la felicità nelle ricchezze negli onori e nei piaceri del mondo.

Si deve subito evitare un equivoco: Gesù non è contro la ricchezza a priori.

In questo numero San Pio X ci dice che Gesù volle essere povero e non che condannò la ricchezza.

Le tendenze pauperiste, purtroppo molto presenti nella Chiesa di oggi, fanno intendere che invece Nostro Signore abbia insegnato che solo la povertà porti la salvezza, che solo il povero vada in Cielo.

Su questa “versione”, però, non tornano i conti, perché significherebbe che molte persone sarebbero escluse dalla salvezza solo ed esclusivamente per un elemento che in sé non comporta alcuna colpa, alcun peccato; si escluderebbero tutti coloro che, pur ricchi, sono in stato di grazia.

Si trasforma, insomma, la ricchezza in elemento decisivo per la beatificazione eterna.

Le si dà, tra l’altro, a priori un’accezione negativa, un’oggettiva natura di peccato solo per il fatto di averla. Ma come tutte le cose materiali la ricchezza è bene o male a seconda di come la si usa. 

Gesù non condanna la ricchezza in se stessa, ma solo chi la fa diventare idolo, “mammona”. (Mt 6, 24; Lc 16, 13).

La condanna di Cristo è per l’uso che si fa della ricchezza, per l’atteggiamento che si ha verso di essa, verso le cose materiali: non è peccato essere ricchi, è peccato vivere per la ricchezza e per questa far cose illecite e immorali. E’ da condannare, insomma, il farla diventare l’unico valore della propria vita.

Ci sono due insegnamenti di Nostro Signore che chiariscono questa differenza, quello dato al giovane ricco (Mt 19, 16-22) e quello della parabola di Lazzaro e del ricco epulone (Lc 16, 19-31).

Ne parla con chiarezza monsignor Benigni nel primo volume della sua ottima opera “Storia sociale della Chiesa”. Riportiamo questo passo: Un giovane domanda a Gesù che deve fare per salvarsiIl Maestro risponde col decalogo e l’amore cristiano del prossimo. Il giovane soggiunge: tutto ciò lo faccio di già; che mi resta da fare? E Gesù: “Se vuoi esser perfetto, va e vendi ciò che hai e dallo ai poveri” (…) Ecco dunque un ricco che può salvarsi rimanendo ricco; soltanto per uno stato di virtù perfetta, niente affatto obbligatorio, egli doveva rinunziare alla ricchezza, cioè fare il sacrificio d’una cosa lecita, nel che evidentemente sta l’eroismo della virtù perfetta”.

Il Benigni poi aggiunge: “la parabola di Lazaro è veramente la parabola del cattivo ricco, dell’egoistico ed inumano godimento della proprietà”E conclude: “dunque la sola conseguenza è questa che il ricco per salvarsi deve aiutare il povero”.

In questo rientra anche il “guai a voi ricchi, perché avete ricevuto la vostra consolazione” (Lc 6, 24) di Gesù: non “guai” ai ricchi in generale, alla categoria generale dei ricchi, ma ovviamente solo a quelli che trasformano la ricchezza in mammona.

Un ultimo passaggio aiuta ulteriormente a chiarire questo aspetto. Scrive ancora monsignor Benigni: “Peraltro qual è la misura obbligatoria dell’aiuto economico che noi siamo ordinariamente obbligati di offrire al prossimo bisognoso? La unanime sentenza, sussidiata dalla ragione naturale – che si debba dare il superfluo – viene comunemente dedotta dal celebre passo del Vangelo: “di quel che avanza fate elemosina” (Lc 11, 41)”.

Benigni scrive “ordinariamente”, proprio per far capire che non si è sempre obbligati a dare tutto quel che si ha, ma che per stare nel giusto (aiutare i bisognosi, usare bene le proprie ricchezze) basta dare via il superfluo.

Quando poi scrive che questa sentenza è “sussidiata dalla ragione naturale” si intende che è logico che non si possa dare via tutto ciò che si ha: ad esempio perché in questo modo si rischia di venire meno a propri determinati doveri di stato, come, tra i tanti, sfamare e far vivere in modo degno la propria famiglia, cosa che non si potrebbe fare se si desse tutto via.

San Pio X, proprio per quanto detto, spinge l’attenzione su un altro motivo per cui Gesù scelse di essere povero: per insegnarci ad essere umili e a non riporre la felicità nelle ricchezze negli onori e nei piaceri del mondo”.

In questo modo, tra l’altro, il Santo di Riese conferma indirettamente quel che si è scritto: “riporre la felicità nelle ricchezze ecc.” altro non è che renderle come un idolo al posto di Dio.

Ci insegna poi ad essere umili. L’orgoglio, come più volte ripetuto, è stato ed è alla base di ogni peccato dell’uomo, dal primo, quello originale, a quelli attuali.

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