SOSTA: Il cattolico: uomo di Speranza. Mai di disperazione!

di Pierfrancesco Nardini


Un cattolico non deve mai cadere nella disperazione. Questa è la perdita della speranza, il non credere più di potersi salvare. Nell’accezione terrena anche un generico senso di mancanza di vie d’uscita.

La disperazione della salvezza è uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo e consiste in pratica nel non credere alla Misericordia divina o non lasciarsi abbracciare da questa Misericordia per orgoglio. Cade in questo peccato chi non crede che Dio possa perdonare un determinato peccato.

Che sia un peccato gravissimo lo ha detto lo stesso Gesù a Santa Caterina: “Questo è il peccato che non può essere perdonato, né in vita né dopo la morte, perché con esso l’uomo ha rifiutato, spregiandola, la mia misericordia. Perciò ai miei occhi è più grave questo che tutti gli altri peccati che egli possa aver commesso” (Dialogo della Divina Provvidenza, n. 37). È chiaro che quando Nostro Signore dice “non può essere perdonato” intende dare idea della gravità del peccato, non l’inefficacia del Sacramento della Confessione per questo.

Chi si dispera quindi “si oppone ai doni spirituali della verità e della grazia, e perciò, anche potendolo, difficilmente si converte” (Catechismo di San Pio X, n. 153).

La mancanza di fede o una fede debole può portare a questo, a credere che Dio non sia onnipotente.

La mancanza di formazione, ossia di conoscenza della propria fede, poi porta anche a non sapere che “dove il peccato abbondava, sovrabbondò la grazia” (Rom 5, 20).

Dio è talmente Buono che aumenta, se possibile, il Suo aiuto a chi si allontana da Lui, a partire dalla possibilità continua che il peccatore ha di confessarsi.

La crisi della fede ha portato poi ad un ulteriore stadio: quello che dà oramai alla parola “disperazione” un significato solamente umano.
Si sarebbe disperati sempre e solo per qualcosa di materiale, di terreno, di immanente, mai per qualcosa di spirituale.


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1 Comment on "SOSTA: Il cattolico: uomo di Speranza. Mai di disperazione!"

  1. È chiaro, invece, che non si sia compresa la vera natura del peccato contro lo Spirito Santo. Esso non può proprio essere perdonato: dice questo Gesù, non per sottolinearne la gravità. Mentre i peccati ordinari riguardano atti, pensieri o parole che noi abbiamo commesso, ne deriva che il solo rimedio ad essi è il perdono di Dio, giacché non possiamo cambiare ciò che è stato. Il peccato contro lo Spirito Santo, invece, riguarda uno stato, un abito del nostro animo, perché riguarda le virtù di Fede, Speranza e Carità. Quindi il rimedio a questo peccato è nella nostra libera volontà, cioè nella conversione. Il peccato contro lo Spirito Santo, dunque, riguarda il pentimento, la conversione, le intenzioni; diciamola come vogliamo, ma esso riguarda sostanzialmente la nostra libertà. Perciò, riguardo il peccato contro lo Spirito Santo, non ha senso parlare di perdono, ma solo di conversione. I celebi versi di Dante: “Assolver non di può chi non si pente,/ né pentere e volere insieme puossi/ per la contraddizion che nol consente”, riguardano proprio quest’ambito. Dio può quindi suscitare la conversione, ma non può assolutamente perdonare il peccato contro lo Spirito Santo, perché Dio non può fare cose contraddittorie.

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