Il paradosso: oggi, se si vuole essere davvero “complottisti”, bisogna non esserlo

di Corrado Gnerre

Premetto che le cose che adesso dirò sono considerazioni personali, che non riguardano il C3S se non del tutto latamente.

Sono cose però che voglio dire per evitare che certe mie recenti posizioni possano essere scambiate come un “tradimento” della scuola di pensiero in cui mi sono formato, ovvero quella della Teologia Cattolica della Storia.

Anzi, il mio intento è quello di dimostrare che -oggi- se si vuole davvero rimanere fedele a questa Scuola non bisogna aderire, bensì smarcarsi da certe letture complottistiche che trovano molta eco soprattutto sui social.

Detto ciò, parto da due imprescindibili elementi.

Primo: la Storia è la risultante di due azioni, l’azione umana e l’azione divina. Donoso Cortes (1809-1853) scrive: “La storia, considerata in generale, è la narrazione degli avvenimenti che manifestano i disegni di Dio sull’umanità e la loro realizzazione nel tempo, sia come intervento divino diretto e miracoloso, sia per mezzo della libertà dell’uomo.”

Secondo: la Storia, prima della parusia, è e sarà sempre un un campo di battaglia tra l’azione della Provvidenza e quella dell’Anti-Provvidenza. Così come afferma il De Civitate Dei di sant’Agostino.

Dunque, per poter spiegare qualsiasi cosa della e nella Storia non si può prescindere da questi due elementi.

Fatta questa premessa, vengo alla questione dei complotti e della loro eventuale presenza nella Storia.

Per complotto s’intende un intrigo, quindi una congiura, che deve avere tre ben precise caratteristiche: deve essere nascosta, coordinata e finalizzata al raggiungimento di un determinato obiettivo.

Partendo da questa definizione, e dovendo necessariamente (sottolineo: necessariamente) prendere in considerazione i due elementi da cui siamo partiti, dobbiamo altrettanto necessariamente concludere che i complotti nella Storia non possono non esistere. Per cui, al di là dell’aspetto nominalistico (le parole che finiscono in “ismo” sono sempre ambigue) non si può non aderire al “complottismo”.

Il demonio, proprio perché signore e regista dell’Anti-Provvidenza, ha lavorato, lavora e sempre lavorerà affinché le strutture di peccato possano quanto più possibile minare e “dis-orientare” la Storia, nel senso di far sì che essa possa non tanto fallire (in quanto ciò gli sarà impossibile, perché la guerra la vincerà comunque la Provvidenza) quanto far sì che si possano dannare quante più anime possibile.

Attenzione però: l’Anti-Provvidenza, proprio perché è un agire programmato, coordinato ed occulto, ha bisogno di essere riconosciuto. Pena il fare cattiva Teologia della Storia, renderla poco credibile e quindi fare il gioco del demonio.

Ricordo che la Teologia della Storia ha senso proprio perché la Storia ha un “senso” (chiedo scusa del gioco di parole), cioè ha una logica. Dunque, è proprio grazie alla logica storica che possono essere individuati eventuali complotti. Se però tale logica dovesse essere messa da parte, mortificata o amputata, pur di riconoscere o affermare ciò che si vuole, allora non si fa vera Teologia della Storia, ma un’altra cosa.

Ma torniamo alla questione del “riconoscimento” dei complotti. Quando parlo di “riconoscimento” non intendo certo che l’azione complottistica debba essere chiaramente manifesta come semplice “fenomeno” d’indagine storica. Perché -l’ho detto- una caratteristica dell’azione complottistica è appunto il suo essere “occulta”. Intendo, invece, un altro riconoscimento, ovvero quello della sua origine unitaria, pur suscitando esiti sociali e culturali diversi.

Il simbolo che ritengo più appropriato per significare ciò che sto dicendo è quello della piovra.

La piovra ha un corpo, ma ha anche diversi tentacoli che vanno in direzioni diverse per afferrare le prede.

Per afferrare prede alla sua sinistra, essa usa tentacoli che vanno in tale direzione. Per afferrare prede che stanno alla sua destra, usa tentacoli che vanno in tale altra direzione. E così per le prede che stanno più in alto o più in basso.

Ma tutti questi tentacoli -dicevo- dipartono e vengono mossi da impulsi provenienti da un unico corpo.

Dunque, il riconoscimento del complotto riguarda la sua unitarietà. Un’unitarietà che deve essere riconosciuta in due aspetti.

Il primo aspetto è nella regia; il secondo è nel fine. 

Per quanto riguarda la regia, dobbiamo tener presente che la piovra ha un solo corpo, mentre i tentacoli vanno in direzioni diverse. Il corpo della piovra è compatto. Se si spappolasse, non avrebbe più la possibilità di orientare i tentacoli.

Per quanto riguarda il fine, se è vero che la piovra muove i tentacoli in tutte le direzioni, è pur vero che il fine è uno solo: divorare le prede.

Ebbene, sono proprio questi due aspetti che mi rendono difficile accettare ciò che solitamente si sente e si legge a proposito di possibili spiegazioni complottistiche in tema di Covid 19.

Questo evento, con la conseguente pandemia, sfugge ad una spiegazione unitaria per diverse ragioni.

Prendiamo prima di tutto la teoria secondo la quale il Covid 19 sarebbe stato creato a tavolino.

Certamente potrebbe giocare a favore di questa teoria il fatto che è oggettivo e risaputo che ci sia da parte di alcuni ambienti la volontà di diminuire la popolazione mondiale, basterebbe pensare a scelte malthusiane a cui da tempo si aderisce. Così come si sa quanto in certi ambienti la vita umana sia per nulla valutata. Di esempi se ne potrebbero fare tantissimi.

Al di là di questo però, relativamente alla teoria secondo cui il Covid 19 sarebbe stato voluto, non c’è alcuna evidenza, anzi.

La pandemia, al di là del suo possibile sfruttamento dopo che è venuta fuori, ha causato esiti che stridono fortemente con l’essenza dell’Anti-Provvidenza, che è quella di dannare le anime. Di esempi se ne potrebbero fare tanti. Mi basta ricordare il rallentamento (in alcuni casi arresto) del processo di globalizzazione economica ed una limitazione di discutibili stili di vita dei giovani (movide, frequentazioni delle discoteche, viaggi promiscui…).

A proposito della questione economica, logica impone pensare che è proprio per questo che si sta facendo una corsa sui vaccini, con tutti i rischi del caso, pur di tornare quanto prima alla situazione precedente la pandemia.

Passiamo adesso ad un’altra teoria, quella secondo cui il Covid 19 sarebbe una grande finzione, cioè una pandemia di fatto inesistente.

Ebbene, una corretta Teologia della Storia non può prescindere dai fatti. E i fatti parlano chiaro almeno su due versanti: il numero di morti e la corsa alla creazione e all’uso dei vaccini che ha riguardato tutti. Ha riguardato non solo il versante dell’Occidente liberal, ma anche quello che ad una certa deriva morale dell’Occidente liberal fa più resistenza. Per esempio: la Russia di Putin e l’Ungheria di Orban. A proposito dell’Ungheria, non va dimenticato che questo Paese è stato in Europa tra quelli che più ha vaccinato in termini numerici e in termini temporali.

Da qui la maggiore evidenza -sul piano della Teologia della Storia– che il Covid 19 figuri soprattutto come un castigo.

Mi si obietterà: tutto è castigo, perché tutto ciò che avviene è sempre permesso da Dio.

Rispondo. Se il Covid fosse solo un castigo conseguente, cioè una sorta di gioco dell’apprendista stregone, avremmo sul piano degli effetti una sorta di coincidenza tra ciò che vuole la Provvidenza e ciò che vuole l’Anti-Provvidenza; il che -a mio parere- sarebbe insipiente pensarlo.

Tutto questo per dire cosa?

Per dire che negare una lettura complottistica del Covid 19, non vuol dire negare l’esistenza dei complotti nella storia.

Complotti che invece sono ben chiari riguardo -per esempio- l’intento di distruggere la famiglia, di cui l’altrettanto chiara, programmata ed insistente diffusione della cultura omosessualista ne è un dato inequivocabile. A riguardo invito a prendere in considerazione le parole che suor Lucia di Fatima scrisse al cardinale Caffarra (clicca qui).

Ed ecco perché c’è un paradosso: riguardo al Covid se si vuole rimanere sanamente “complottisti”, bisogna non esserlo.

Il noto scrittore inglese, Clive Staples Lewis (1898-1963), scrive che il diavolo intelligentemente non spinge verso un solo errore, ma sempre verso più errori, estremi fra loro: “Il diavolo manda sempre gli stessi errori a coppie, a coppie di opposti. E ci spinge sempre a riflettere lungamente su quale sia il peggiore. Il perché è chiaro, no? Egli punta sulla nostra strenua avversione ad un errore per attirarci a poco a poco nell’altro. Ma non lasciamoci turlupinare. Teniamo gli occhi fissi alla meta e tiriamo diritto scansando entrambi gli errori.” 

Ecco, forse se insistessimo più sulla strategia del demonio, vero regista dell’Anti-Provvidenza, piuttosto che su altro, capiremmo molto di più (pur con i nostri costitutivi limiti) della Storia e dei complotti che la rendono molto spesso la punta di un iceberg dove ciò che evidente è solo una piccola parte rispetto a ciò che rimane nascosto.

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