In poche parole ti spieghiamo il perché della crisi del catechismo

di Pierfrancesco Nardini

In un articolo si era parlato di uno dei tanti amari frutti della crisi nella Chiesa: catechisti che non conoscono la dottrina cattolica.

La radice remota è il modernismo (quella prossima è il Concilio Vaticano II, tramite la crisi innescatasi subito dopo).

Nella sua Enciclica Pascendi Dominici Gregis San Pio X spiegava che il modernista è individuato in sei aspetti, uno dei quali è il c.d. modernista apologeta. Il parlare, cioè, di un Dio misterioso ed inconoscibile. Ogni uomo avrebbe dentro di sé un’esigenza del soprannaturale. Da qui il rifiuto di una qualsiasi formazione catechistica.

Quale utilità potrebbe infatti avere formare catechisti, se la si pensa così? Con un Dio così incomprensibile come quello descritto, come si fa ad avere una dottrina chiara e precisa da approfondire e conoscere per poi spiegarla? Molto meglio una “bella” formazione fumosa ed esperienziale… dato che per il modernista la fede è qualcosa di soggettivo, un sentimento che nasce dal proprio interno e non una dottrina oggettiva, non è qualcosa di dato, è altrettanto naturale che non si possa fare altrimenti.

I catechismi nati nel postconcilio sono l’esatta applicazione di quanto detto: dispersivi, fumosi e senza contenuti ben specificati.

Da qui il paradosso. da una parte si allungano i tempi dei catechismi organizzati nelle parrocchie; dall’altra se ne smarriscono totalmente i contenuti. Una volta, invece, si faceva tutto in meno tempo, ma si offriva una formazione soda.

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