La letterina di Stefano

di Corrado Gnerre


Quando è possibile riconoscere l’errore, allora diviene anche possibile che l’eroismo prescinda dalla forza fisica.

Se il bene e il male non sono categorie oggettive e immutabili (così come pretende affermare il relativismo dominante), allora l’azione diviene il criterio di tutto … e chi ha più forza, ha anche più possibilità di imporsi e di rendersi protagonista.

Ma quando, invece, la verità è aderire al bene, in quanto all’uomo spetta non il dover creare ma solo il riconoscere ciò che è giusto, allora tutto diviene possibile.

 Diviene anche possibile che un bambino sia molto più coraggioso, forte e virile di un adulto.


Faceva freddo, come sempre.

Era la vigilia di Natale e il piccolo Stefano, mentre perdeva il suo sguardo dietro i vetri della finestra, ricordava la Vigilia dello scorso anno. L’anno precedente era accaduto un litigio bruttissimo tra la mamma e il papà. Un litigio che doveva dimenticare, ma che ancora non riusciva a farlo. Tutto perché la mamma aveva scoperto quella brutta storia di papà che aveva un’amica a cui voleva più bene della mamma.

Stefano guardava fuori, pensava a questo, ma ricordava anche le vigilie di una volta. Quelle vigilie prima che finisse l’amore tra la mamma e il papà. Ci si alzava felici, felici per quella magica giornata: si andava dai nonni ed era tutto un preparare e attendere il cenone.

Adesso, invece, c’erano solo lui e la mamma. Anzi, qualcun altro ci sarebbe stato, perché la mamma gli aveva detto che in serata sarebbe arrivato a far loro compagnia un suo amico. E per Stefano non c’era voluto molto per capire di che tipo di amico si trattasse.

Quella mattina, poi, era accaduta un’altra scenata. Il papà aveva citofonato (la mamma aveva precisato: senza nessun preavviso) e lo aveva chiesto per quella sera, ma la mamma era stata irremovibile: non era nei programmi né nei patti.

La sera, come previsto, arrivò l’amico della mamma. Cenarono loro tre. Poi Stefano andò vicino al presepe, a quel presepe che lui, il papà e la mamma avevano costruito qualche anno prima, quando tutto filava liscio in famiglia. Si trattava di quei presepi che vengono costruiti una volta e che poi rimangono anno dopo anno. Stefano si mise lì, di fronte al presepe, e non si mosse. La mamma e l’amico non lo chiamarono. Stefano ad un certo punto girò lo sguardo e notò che i due stavano vicini-vicini, quasi abbracciati. Allora si alzò rapidamente, andò nella sua cameretta e prese un piccolo foglio e una penna. Si rimise dinanzi al presepe e iniziò a scrivere, ma la mamma né l’amico fecero caso a ciò che il bambino stesse facendo.

*  *  *

Quell’anno il presepe venne riposto in cantina tardi, molto tardi. Era successo un fatto gravissimo. Tra Natale e Capodanno, Stefano aveva approfittato di una bella giornata di sole e aveva voluto riprendere la bici. A Stefano piaceva molto pedalare. Ad un tratto, proprio quando aveva deciso di rientrare a casa, un’auto ad altissima velocità lo prese in pieno; e per il povero Stefano non ci fu nulla da fare.

Al funerale, il papà e la mamma erano davvero affranti dal dolore e sedettero vicino, quasi a volersi far coraggio l’un l’altra. Per un lungo periodo s’incontrarono con frequenza, fin quando non decisero di rinsaldare il loro rapporto. Tornarono a vivere insieme, ma non ebbero il coraggio di riporre subito il presepe, quel presepe che avevano costruito insieme al loro Stefano e a cui il bambino, il loro bambino, era tanto affezionato.

Quando decisero di farlo, si accorsero che proprio sotto la mangiatoia di Gesù Bambino vi era un fogliettino ripiegato. Lo presero immediatamente. Non si poteva sbagliare: era la grafia di Stefano. Lo lessero:

“Gesù Bambino, oggi dovrei essere felice perché tu nasci per noi. Ma io non riesco ad essere contento e tu sai perché. Ormai il Natale per me non è più quello di una volta quando mamma e papà si volevano bene. Gesù Bambino, io ti chiedo questo dono sotto l’albero: fai che mamma e papà si vogliano ancora bene. Fammi felice. Tanto te lo chiedo, Gesù, che, se vuoi, puoi prenderti anche la mia vita; portami subito in Paradiso ma fammi questo regalo. Ciao Gesù, mi raccomando. Stefano.”

La mamma e il papà lessero, non si dissero nulla, si guardarono negli occhi bagnati di lacrime … e capirono che Gesù Bambino aveva portato il dono al loro Stefano.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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