BORRACCIA – 10 luglio

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi ogni tanto. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione, che si sorseggia ogni tanto. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Dice Gesù: “Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma adesso hanno visto e hanno odiato Me e il Padre mio.”
(Giovanni 15)

I SORSI

1

Cari pellegrini, certamente ci sarà tra voi qualcuno a cui piace il gioco del calcio. In questo sport si può fare di tutto tranne che toccare il pallone con le mani (a meno che non si giochi in porta). Si può passare il pallone in avanti, indietro, lateralmente, lo si può giocare il tempo che si vuole (ovviamente senza bloccarlo tra i piedi), si potrebbe anche palleggiare quanto si vuole. Nel rugby è invece proibito il passaggio in avanti, nel basket si deve necessariamente palleggiare e, se non lo si fa, dopo pochi secondi bisogna obbligatoriamente passare la palla al compagno.

2

Dunque, nel calcio si può fare quasi tutto. C’è però una cosa che, pur potendola fare, fa innervosire terribilmente gli allenatori: quando scioccamente ci si mette a dribblare nella propria area di rigore. Altra cosa è ripartire con i passaggi dal basso. Tecnica, questa, che si sta diffondendo, ma che non avrà vita lunga. Dicevamo: dribblare nella propria aria di rigore. Basta poco, si perde il pallone e zac!.. l’avversario si trova davanti il portiere e segna.

3

Cari pellegrini, è questa una metafora di chi si sente talmente sicuro di sé da pretendere di correre qualsiasi rischio, pur accorgendosi dell’evidenza della realtà; una realtà che spingerebbe ad assumere tutt’altro atteggiamento.

4

Sant’Alfonso Maria dei Liguori, a proposito dei dannati dell’Inferno, dice che tra le più grandi sofferenze vi è quella di venire perfettamente a conoscenza di tutte le occasioni che la Provvidenza aveva loro offerto, e non averne approfittato. Parimenti possiamo dire di tutte quelle occasioni in cui si è scorto talmente l’evidenza della presenza di Dio nella propria vita e di non aver fatto nulla per cambiarla, per orientarla verso Dio.

5

Si racconta (se non è vero, è certamente verosimile) che san Tommaso d’Aquino facesse iniziare i suoi corsi universitari mostrando agli studenti una mela, per poi sentenziare: “Chi non riconosce questo frutto come una mela, può andare via!” Il Santo, in tal modo, voleva che venisse fatta propria dai suoi allievi una premessa imprescindibile: la conoscenza è data dall’adeguamento del soggetto all’oggetto e non viceversa.

6

Gesù più volte loda i fanciulli fino ad affermare che “se non si diventa come bambini, non si può entrare nel Regno dei Cieli” (Matteo 18). Lo fa perché vuol far capire che la chiave per riconoscerlo è aprirsi alla realtà con semplicità, come fanno i bambini che quando osservano qualcosa di bello si meravigliano senza contaminare il loro sguardo con alcunché di intellettualmente artificioso.

7

Ed è per questo che Gesù ha delle parole molto dure nei confronti di chi non riesce a riconoscerlo: “Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma adesso hanno visto e hanno odiato Me e il Padre mio.”

8

Dinanzi a ciò che Gesù ha compiuto, non ci sono scusanti.

9

L’evidenza di ciò che ha compiuto Gesù è talmente tale che, se la si rifiutasse, implicherebbe sempre una responsabilità.

10

Altro che teologia “del dubbio”! Altro che teologia della “pericolosità delle certezze”! Oggi siamo arrivati finanche a questo. Ci sono molti sedicenti maestri di teologia che pretendono affermare che ciò che conta non sarebbe l’incontro con il Vero e l’esser posseduti dal Vero, bensì la continua ricerca, il continuo mettersi in discussione.

11

Gesù invece è chiaro e categorico: chi lo rifiuta, non ha scusanti. Così come non avrebbe scusanti lo sciocco calciatore che pretendesse, nella propria area di rigore, di far vedere quanto è bravo a dribblare; senza invece pensare di passare o addirittura di spazzare via il pallone per allontanare il pericolo.

Al Signore Gesù

Signore, ti chiedo due cose.

Primo: tieni sempre “accesa” la mia intelligenza. “Accesa”, nel senso che possa sempre essere alimentata dalla Tua luce.

Secondo: tieni sempre “umile” la mia intelligenza. Cioè capace di farsi conquistare e governare da ciò che osserva e non da ciò che può irresponsabilmente rielaborare.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu hai riempito la Tua vita di continua contemplazione.

Hai sempre avuto lo sguardo sul Tuo Divin Figlio.

Lo hai generato nel Tuo grembo… e lo contemplavi.

Lo hai cresciuto …e lo contemplavi.

Lo hai accudito… e lo contemplavi.

Lo hai seguito nella sua vita… e lo contemplavi.

Mai hai preteso di immaginarlo diverso da quello che fosse.

Mai hai dubitato della Sua divinità e della Sua missione.

Vengo allora da Te perché possa essere un’anima di autentica Fede.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 

 


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