BORRACCIA – 26 novembre

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo invocano con sincerità.
(Salmo 144)

I SORSI

1

Caro pellegrino, invitiamo lo chef più bravo che esiste e gli diciamo di cucinare il suo piatto migliore. Gli forniamo anche ottimi ingredienti. Gli diciamo, però, di non mettere il sale nella preparazione. Anche se è il migliore chef e ha a disposizione ottimi ingredienti, ciò che cucinerà non sarà saporito. Senza il sale, il sapore non c’è. Occorre qualcosa di diverso che s’introduca tra la capacità dello chef e gli ingredienti. Appunto: il sale.

2

Poi si capirà perché siamo partiti da questa immagine. Le parole dell’acqua di questa borraccia ci dicono che il Cristianesimo è una religione dell’ “incontro”. Anzi, possiamo dire che è l’unica religione dell’ “incontro”. Infatti, non c’è religione che sottolinei di più la vicinanza di Dio. Solo il Cristianesimo arriva ad affermare che Dio si è fatto uomo.

3

Il verbo “invocare” fa riferimento al latino “vocare”, che significa “chiamare”. Dunque, “invocare” vuole dire letteralmente “chiamare in”, cioè “chiamare dentro”. L’uomo, quando invoca, non solamente chiama qualcuno o qualcosa, ma desidera che questo qualcuno o questo qualcosa possa avvicinarsi talmente, da entrare nella propria vita.

4

Sant’Alfonso Maria dei Liguori diceva che una delle più grandi sofferenze delle anime dannate è quella di venire perfettamente a conoscenza di tutte le occasioni che il Signore aveva offerto loro in vita, e non averne approfittato.

5

Pensiamo a questa situazione: quando saremo dinanzi a Dio per essere da Lui giudicati, capiremo pienamente quanto il Signore era a nostra “disposizione” e scopriremo di non averlo adeguatamente invocato. Capiremo quanto sia stato sciocco l’aver preteso far da noi o relegare Dio in un cantuccio della nostra vita, trasformando di fatto la “presenza” in “assenza” di Dio.

6

E invece il vero Dio, che è quello cristiano, vuole essere invocato.

7

Dostoevskij (1821-1881) scrive: “Non c’è gioia più grande per una madre del vedere per la prima volta un sorriso sulle labbra del suo bambino. La stessa gioia deve provare Dio ogni volta che vede dal cielo un peccatore che gli s’inginocchia davanti e con tutto il cuore gli rivolge una preghiera.”

8

Non pochi santi hanno fatto esperienza di quanto il Signore desideri che le grazie gli vengano esplicitamente chieste. Certo, non ci si deve riempire di parole (cfr. Matteo 6,7), né tantomeno cadere nello scrupolo di dover chiedere con sempre e identiche parole, ma è pur vero che alle volte può non bastare dire: non chiedo, tanto il Signore sa… No: il Signore vuole che noi, come bambini, ci mettiamo dinanzi a lui e gli ripetiamo ciò che vogliamo. Appunto: invochiamo.

9

Se il Signore si è avvicinato talmente da diventare un fragile bambino, allora non c’è cosa più vera, logica e sensata che invocare Dio, chiamarlo dentro la nostra vita.

10

Caro pellegrino, ritorniamo all’esempio dal quale siamo partiti. Anche lo chef più bravo, se lo si priva del sale, non riuscirà a cucinare come si deve. Così è nella nostra vita: anche se ci mettiamo tutto l’impegno, senza il “sapore” di Dio, ciò che facciamo non sarà mai all’altezza, non sarà mai degno della Vita Eterna. Il Signore Gesù è l’unico “sale” della nostra vita.

Al Signore Gesù

Signore, fa che mai mi stanchi di invocarti, qualsiasi cosa mi accada.

Più le tenebre avvolgeranno la mia vita, più le tempeste turberanno la mia esistenza, fa che io più ti invochi. 

Fa che capisca che non c’è gesto umanamente più vero che quello di invocarti, di “chiamarti dentro” la mia vita.

Perché solo Tu puoi mettervi ordine e quiete.

Signore, che possa essere testimone di questa bellezza. 

Dammi la fede, la forza, la capacità, l’impegno affinché possa farlo capire a chi non riesce; e per questo si sente terribilmente solo nella propria vita.

Alla Regina dello Splendore

Madre, ti immagino quando preparavi da mangiare per il tuo Divin Figlio.

Cucinavi con attenzione, cercando di rendere tutto saporito. 

Donavi sapore a Colui che (e ne eri perfettamente consapevole) è il Sapore di tutto.

Madre, fa che attraverso l’uso, durante il giorno, della Catena del Rosario possa apprendere da Te come continuamente invocare il Tuo Divin Figlio, affinché entri nella mia vita.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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