Rubrica a cura di Corrado Gnerre
Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.
L’ACQUA
“(Signore) Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.”
(Salmo 42)
I SORSI
1
Cari pellegrini, vi sarà capitato qualche volta di trovarvi con l’auto in mezzo ad una fitta nebbia di notte. Già di giorno, quando la nebbia è fitta, non è una bella sensazione; di notte è ancora più preoccupante. Se poi a questo si aggiunge una strada tortuosa a picco su strapiombi, il timore diventa consistente.
2
In questo caso la soluzione è trovare qualcuno che conosca bene la strada e che generosamente guidi; così, scorgendo i fanalini posteriori della sua auto, diventa più facile venir fuori da quella sorta di incubo.
3
L’ acqua della borraccia di questo giorno dice quanto siano indispensabili per l’esistere la Verità e la Luce di Dio, senza di esse non si può raggiungere Dio stesso.
4
Che Dio sia sempre presente nella realtà in cui siamo è fuor di dubbio. Dio, infatti, non è solo “causa efficiente” di ciò che esiste, per cui ha creato l’esistente; ma è anche “causa sussistente” di tutto ciò che esiste, nel senso che mantiene nell’essere la realtà. E se non lo facesse, tutto sprofonderebbe nel nulla.
5
Qui, però, il Salmista, partendo da questa convinzione, invita Dio a mandare la sua “luce”. In realtà, il Salmista stesso sa che la luce di Dio è presente, è -come si suol dire- a portata di mano. Anzi: a portata degli occhi.
6
In realtà, con questo “invito” a Dio, il Salmista vuole anche invitare l’uomo ad essere capace di cogliere questa luce, a corrispondervi, a farsi illuminare da essa.
7
Giuseppe Ungaretti (1880-1970) scrive: Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa. Infatti, è proprio così. La vera vita, contrassegnata dal vero amore, è una quiete accesa. Cioè è luce che penetra nell’esistere e che mette tutto in ordine. Insomma, risolve tutto e, così facendo, genera la quiete dell’esistere.
8
Perché i santi non perdono mai la pace profonda del cuore, pur dentro mille tempeste e prove? La risposta è semplice: perché non smarriscono la percezione della luce. Quella Luce (con la “L” maiuscola) che procura una quiete accesa.
9
Insomma, il problema è proprio questo: la luce di Dio è abbondantemente presente, siamo noi che non vogliamo vederla perché presi dall’orgoglio; oppure per accecamento della nostra intelligenza.
10
Eppure, senza la luce di Dio, il nostro cammino fallirebbe. Proprio perché la nostra vita, spesso, è come trovarsi su un auto, nella notte, con una fittissima nebbia e per giunta su una strada tortuosa piena di strapiombi. In questa condizione, senza i “fanalini” dell’ “auto” di Dio a farci da guida, sarebbe la fine.
11
Ci mancherebbe -appunto- una quieta accesa!
Al Signore Gesù
Signore, fa che possa sempre avere l’umiltà e la sapienza per scorgere la tua Luce: indispensabile, più del cibo, dell’acqua e dell’aria.
Alla Regina dello Splendore
Madre, Tu sei la piena di Grazia; il che vuol dire che sei anche piena della Luce di Dio.
Tu sei la Luna, riflesso perfetto della luce del Sole, che illumina anche le notti più buie.
Legato a Te, questa Luce non mi mancherà mai.
Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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