BORRACCIA – 24 febbraio

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari “sorsi”  sono i punti della meditazione.


L’ACQUA

Il mio piede segue la via retta

(Salmo 25)

I SORSI

1

Cari pellegrini, siamo dinanzi ad un ponte. Lo osserviamo attentamente. Non ci interessa darne un giudizio estetico, quanto considerarlo nella sua “motivazione”. Ogni ponte cosa è se non la realizzazione della facilitazione di un cammino?

2

Un ponte lo si costruisce per abbreviare il percorso. Quanti ponti, infatti, vengono costruiti per evitare di inerpicarsi su un monte e quindi per evitare di allungare inutilmente il percorso?

3

Un celebre drammaturgo esistenzialista francese, Albert Camus (1903-1960), nel suo profondo ateismo, affermava che la vita sarebbe una sorta di ponte fra due nulla. Parole senz’altro coerenti con il suo ateismo, ma non solo illogiche (il ponte deve pur reggersi su qualcosa), anche angoscianti, perché è tristissimo convincersi di venire dal nulla per andare verso il nulla.

4

L’acqua di questa borraccia dice che il piede dell’uomo “segue la via retta”. In realtà, in quel “segue” dobbiamo leggerci piuttosto il verbo “ricerca”, dunque: “ricerca la via retta”. L’uomo, infatti, ha in sé un desiderio insopprimibile di percorrere la “via retta”, ma non sempre riesce a corrispondere a questo desiderio; anzi, molte volte cade nella tentazione di percorrere la via storta.

5

Cosa significa “desiderare di percorrere la via retta”? Significa avere il desiderio di percorrere una via che conduca a qualcosa. L’uomo sa di dover camminare nel suo tempo e sa anche che il tempo stesso è un cammino. Ma cosa lo scandalizza? Che questo cammino sia un proseguire senza poter raggiungere qualcosa. Anzi, sia un cammino verso il nulla.

6

Se l’uomo si convince di questo, allora il suo procedere diventa una “condanna”; ed è per questo che, inconsciamente, fa sì che il suo cammino non sia un procedere rettilineo. Anzi, volutamente lo fa deviare. Volutamente lo rende frammentato e indeciso. Lo rende esistenzialmente tortuoso. Si tratta, insomma, di ritardarlo quanto più possibile.

7

Ma se invece l’uomo si convince che il suo procedere abbia un senso; che il tempo non sia un andare verso il nulla, bensì verso la pienezza, allora il camminare diventa la consapevolezza di una grazia e si cerca la “rettilineità” del procedere.

8

Questo non vuol dire che la vita diventi qualcosa di negativo, anzi! Quando si sa dove andare, il camminare diventa più bello e gustoso; e si accetta qualsiasi fatica del cammino, breve, lungo, facile o difficile che sia, ben convinti che alla fine c’è la mèta desiderata.

9

Quando c’è lo scopo di raggiungere la mèta, la mente s’industria e si costruiscono i ponti; quando invece non si sa dove andare, si cammina a vuoto.

10

E il vuoto dell’abisso rimane senza un ponte che lo possa evitare e sorvolare.

Al Signore Gesù

Signore, fa che la mia vita sia un essere con Te per poterti completamente possedere per l’eternità.

Alla Regina dello Splendore

Madre, rinnovo ciò che sempre ti ho chiesto finora: voglio che nel cammino della mia vita ci sia Tu.

Voglio camminare con Te.

Tienimi per mano.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri 


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