La gioia della “sosta” che ci offre Gesù

di Maria Bigazzi

Il nostro cammino Quaresimale si avvicina sempre più alla meta, nel cuore si avverte maggiormente la tristezza e il dolore della Passione e morte di Gesù, e il ripercorrere tutte le tappe della sua dolorosissima missione salvifica rattrista l’animo umano, che attraverso il periodo di penitenza ha cercato di avvicinarsi sempre più al Signore, sentendosi da Lui rapito e debitore per il Suo immenso Amore.

Ma, essendo ormai a metà del cammino, è anche facile avvertire la stanchezza e quasi la paura di non riuscire a giungere al traguardo. Per questo, si è tentati a rallentare il passo e lasciare che le bestie che vogliono impedirci il prosieguo del viaggio, si avvicinino di più, sbarrando il passaggio.

Ma Dio, che ama i suoi figli e che premia gli sforzi fatti per avvicinarsi a Lui, interviene prima che il male ci possa assalire e, come alternativa allo scoraggiamento, ci offre un giorno di gioia. La quarta domenica di Quaresima, infatti, è la domenica Laetare. Essa è la gioia della sosta in mezzo al tempo di Quaresima, che anticipa la gioia della Pasqua.

In questo giorno, il Signore ci esorta a continuare senza paura il cammino che conduce a Lui, e rinfranca l’animo perché sia pronto a rivivere accanto a Lui la Sua Passione.

Questo tempo che stiamo vivendo, infatti, deve avvicinarci maggiormente a Dio per conformarci completamente a Lui, e per compiere una trasformazione graduale interiore che ci porti a somigliare in tutto a Gesù, per giungere infine a trasfigurci in Lui.

Così pregava san Bonaventura, rivolgendosi a Gesù Crocifisso: “O Signore Gesù Crocifisso, che per me non hai risparmiato Te stesso, ferisci il mio cuore con le Tue ferite, e inebria il mio spirito col Tuo Sangue, sì che, ovunque mi rivolga, io veda sempre Te crocifisso per me […] Questa sola sia la mia consolazione: essere crocifisso con Te, mio Signore […].

L’amore per Cristo riempie tutta la nostra esistenza, facendoci desiderare null’altro che raggiungere il nostro Salvatore nella gloria eterna. Ma per meritare il Paradiso è necessario compiere un lungo percorso spirituale, con la ferma decisione di rifuggire tutte le seduzioni del mondo, che oltre a deturpare l’anima, la allontanano da Dio, rendendola accidiosa e molte volte avversa allo stesso suo Creatore.

A causa del peccato originale, la natura umana ferita deve continuamente combattere contro le tentazioni del male e soffrire in questa valle di esilio.

Ma Dio, che è infinitamente buono, non ha voluto risparmiarci nulla, e donandoci il Suo Figlio Unigenito, morto e risorto per noi, Egli ci ha riscattati con il Suo stesso Sangue e ci ha dato la salvezza eterna. Sta a noi scegliere il Bene e accogliere Cristo nella nostra vita e nel nostro cuore.

Seguire Cristo significa rinnegare sé stessi e prendere la propria croce, ma prima è necessario trovarLo e avvicinarsi a Lui, ascoltando la Sua Parola, come fecero le tante persone che lo seguirono all’altra riva del mare di Galilea, per ascoltarLo e chiedere la guarigione del corpo, ma soprattutto dello spirito.

Gesù non tarda ad accogliere e soccorrere chi lo segue. Come riporta Giovanni nel Vangelo della quarta domenica di Quaresima, Egli alza gli occhi e guarda la folla che lo seguiva e che aspettava il suo intervento divino. Pur di seguire Cristo, il Figlio del Dio vivente, la gente non si era preoccupata di cosa avrebbe mangiato e di dove avrebbe potuto riposare.

Il Signore ci dà un grande e importante insegnamento. Infatti, se noi lo seguiamo e Lo mettiamo al primo posto, senza preoccuparci del resto, Egli provvederà a soccorrerci sia nei bisogni spirituali che in quelli materiali.

Per mezzo del Sacramento dell’Eucaristia, Egli si dona completamente a noi, e se ci accostiamo santamente alla santa Comunione, l’anima riceve i frutti che le permettono di compiere una trasformazione graduale interiore che assimila la nostra persona a Gesù Ostia, con l’acquisto delle sue virtù e con la perfezione che configura la nostra vita in modo sempre più santo. Il nutrirsi santamente e quotidianamente della santa Eucaristia, porta l’anima a conformarsi con Gesù, dandole un’impronta “eucaristica”. “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Ecco perché, in questa quarta domenica di Quaresima, Dio ci vuole confortare e spingere a continuare il cammino penitenziale con coraggio, ricordandoci che tutto quello che viene fatto per Lui ci guadagna meriti in Cielo e ci permette di accrescere il nostro amore verso di nei suoi riguardi.

Inoltre, Egli ci soccorre accostandosi a noi come ai discepoli di Emmaus, insegnando e indicando la via per proseguire senza pericolo di perdersi. Ma conoscendo le nostre fragilità umane, il Signore vede quanto è necessario e importante il sostenimento dell’anima e del corpo. Così, come comandò ai suoi discepoli di fare sedere la folla che lo seguiva, anche noi siamo invitati a partecipare al banchetto eterno, per ristorarci e accostarci alla “fonte di acqua zampillante per la vita eterna” (Gv 7,37), ovvero alla santa Eucaristia, sorgente quotidiana di amore, di forza, di luce e di gioia, di coraggio, di ogni virtù e bene.

L’Eucaristia è il dono che il Signore ci fa per rimanere sempre uniti a Lui e per trovare la forza di continuare il nostro cammino della vita, sempre con lo sguardo fisso a Lui. Le difficoltà sono molte, il male si diffonde intaccando gli animi e contagiando come la peggior malattia. Le tentazioni del demonio hanno lo scopo di sfiancare l’anima e di farla inciampare e cadere, ma Gesù che ha già vinto Satana, ci ha insegnato a scacciarlo lontano da noi, perché soltanto in Dio noi dobbiamo e vogliamo credere e sperare, Lui solo dobbiamo adorare e venerare, e a Lui solo dobbiamo donarci completamente, offrendogli il nostro cuore perché diventi tutto Suo.

Dobbiamo avere piena fiducia in Dio, cercando di allontanare ogni dubbio, perché il Signore si mostra potente e generoso verso le anime che lo amano incondizionatamente e che non temono di essere abbandonate.

Con la moltiplicazione dei pani, Gesù ci prepara alla partecipazione del Suo Sacrificio e a riceverne i frutti, mostrandosi a noi come “il pane disceso dal Cielo” che dà al mondo la vita, in quanto Egli stesso ci dice che “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” Gv 6, 51).

Giovanni riporta la notizia che dei pochi pani d’orzo e dei due pesci avanzano “dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo” (Gv 6,13), prefigurando così il perpetuarsi del pane eucaristico in favore di una moltitudine di anime fedeli.

Nell’Eucaristia noi possiamo trarre forza e consolazione e accrescere il nostro amore verso di Dio, pregustando la gioia promessa da Cristo.

Accogliamo dunque l’invito di Gesù di non temere di fronte alle difficoltà umane, di non dubitare del suo santo aiuto come fecero i discepoli, che preoccupati di come sfamare le tante persone, rimanevano ciechi di fronte alla potenza di Dio.

Riprendiamo le forze per portare a termine il nostro cammino quaresimale, facendo nostri gli insegnamenti di Gesù che ci ha dato in queste domeniche. Egli ci ha insegnato a sconfiggere il demonio, ci ha confortato con la Sua Trasfigurazione, perché al momento della Sua Passione non ci assalga la tentazione della disperazione e dell’angoscia profonda, ma accogliendo la luce che rifulge dal suo santo Volto, possiamo trovare consolazione e forza per diventare suoi testimoni autentici, riconoscendo e vivendo la verità che è Cristo stesso.

Così armati e rafforzati nello spirito dal digiuno e dai Sacramenti, ci avviamo alla Pasqua del Signore per celebrarne la gioia assieme alla Vergine Maria, nostra Madre Corredentrice e soccorritrice.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

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