La pace di accettare la Croce per purificare se stesso

Selezionato


Da Ci hai creati per Te, Signore, Andria (Bari) 1993

Una sera ero sola con Giovanni sulla terrazza della pensione e guardavano il mare che si perdeva lontano. Giovanni fissava un punto all’orizzonte. Gli domandai in che modo si fosse ammalato.

Avevo undici anni -mi rispose- un mattino mi svegliai e non ero più capace di muovermi. Furono giorni terribili per me e la mamma. Tu non puoi immaginare. I medici mi dissero che era poliomelite. Mi portarono in ogni specie di cliniche, mi sottoposero ad ogni terapia. Nulla mi guariva. Vedendomi così diverso dagli altri mi domandavo: ‘Ma perché proprio me?’. Pensavo che il mio dolore fosse ingiusto; che non mi si dovesse togliere così l’uso delle gambe. Tante volte chiesi a Dio di farmi morire. Arrivai a non credere più in nulla. Ma una notte sentii bisbigliare e piangere piano piano, accanto a me. Era mia madre, credeva che io dormissi, e pregava. Sentii benissimo le sue parole anche se appena pronunciate. Sentii che domandava al Signore pietà per me; chiedeva che il dolore colpisse il suo corpo e risparmiasse il mio. Fu una luce. Capii d’improvviso che lo strazio di mia madre era molto più grande del mio. La sua anima era piena di dolore; e la colpa era mia, io ero stato solo un egoista con la mia disperazione nera gridata a tutti. Quella notte sentii che la fede rinasceva in me, ed era la stessa fede intensa della mia mamma. E decisi che avrei accettato il dolore per purificarmi e per rendermi migliore. Che pace provai allora!


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