LA SELEZIONE CATTOLICA – Adesso si scoprono tutti macroniani… anche Berlusconi

FONTE. lanuovabq.it

TITOLO: Tutta l’Italia sul carro del vincitore (francese)

AUTORE: Ruben Razzante

Emmanuel Macron ha vinto le elezioni da pochi giorni, eppure è già pieno di fan sfegatati. Da quando la Francia si è risvegliata sotto la guida del nuovo presidente leader di “En Marche!”, i sostenitori dell’enfant prodige ex banchiere di Rothschild continuano infatti a moltiplicarsi, anche nel nostro Paese.

Alcuni di loro erano già noti: oltre ovviamente al neo segretario del Pd Matteo Renzi – che non perde occasione per elogiarlo a mezzo stampa – ci sono anche l’economista Mario Monti (lo ha conosciuto al comitato delle politiche economiche Bruegel e ha rivelato di dargli del “tu”), l’ex premier Enrico Letta e il ministro Pier Carlo Padoan. Espliciti endorsement pure da pezzi grossi dell’imprenditoria nostrana come Carlo De Benedetti, l’ex AD di Eni Paolo Scaroni e l’ex Presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli.

A sorpresa – e a vincitore già dichiarato – sono arrivate anche le dichiarazioni del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi che, lanciando una velenosissima frecciata al segretario della Lega Nord Matteo Salvini (da sempre schierato con Marine Le Pen), ha dichiarato: “La vittoria di Macron è una cosa buona. L’Europa della mia generazione dei padri fondatori era un faro di pace e civiltà. Oggi è un’Europa burocratica soprattutto che ha come conseguenza europei che poco la amano, qualcuno la disprezza, qualcuno vuole che finisca, qualcuno vuole addirittura uscire dall’Europa e dall’euro. La vicenda Macron ci consolida nella volontà di ricostruzione dell’Europa che è quello che diciamo da sempre”.  “La Francia tra l’altro – ha aggiunto Berlusconi come chiosa – è il nostro più importante partner commerciale. Quindi, il fatto che le merci possano continuare a passare senza vincoli di frontiera e dazi, è una cosa senz’altro positiva”.

Ed è proprio questa la frase con la quale – forse inconsapevolmente – il leader di Forza Italia ha toccato il punto cruciale che potrebbe spiegare il perché negli ultimi giorni in Italia tutti si stanno riscoprendo “macroniani”. A muovere il mondo in certi cinici ambienti, lo si sa, sono infatti soprattutto gli affari. E per capire le ripercussioni economiche che l’elezione di Macron avrà in Italia basta dare uno sguardo alle nostre banche, assicurazioni e holding. Tanto per cominciare Unicredit oggi è guidata da un manager transalpino, Jean Pierre Mustier (che ha portato a termine con successo il maxi aumento di capitale da 13 miliardi). E pure la prima compagnia assicurativa del Paese, Generali, è gestita dal francese Philippe Donnet. Mentre si gioca sempre sull’asse italo-francese una delle partite più strategiche degli ultimi anni: quella per il controllo di Mediaset, oggi saldamente nelle mani di Fininvest (39,77% del capitale votante), ma ambita dalla stessa Vivendi (29,77%), nonostante l’aut-aut dell’Agcom. È ovvio, quindi, che il Macron dovrà per forza occuparsi dell’Italia.

A livello politico, invece, quali saranno le ripercussioni della vittoria del giovane ex banchiere originario di Amiens? Una di queste, Berlusconi l’ha già fatta trapelare dalle sue dichiarazioni: il centrodestra avrà ancora qualche chance alle prossime elezioni solo se continuerà a mantenere un saldo baricentro nell’area moderata. Anche alla luce delle continue incomprensioni e tensioni con la Lega Nord. “Berlusconi festeggia Macron? – ha commentato Salvini qualche ora dopo le dichiarazioni del leader di Forza Italia sulle presidenziali francesi – Mi sembra stia in pessima compagnia, perché la pensa come Renzi, Boldrini e i 5 stelle. Chi crede di fare l’Italia schiava di quest’Europa dalle regole assurde e dall’immigrazione incontrollata, si scordi pure l’alleanza con la Lega”. Parole durissime, insomma, che sembrano posare una pietra tombale sopra ogni spiraglio di possibile futura alleanza. Almeno fino alla prossima giravolta dell’ex Cavaliere.

Chi invece rischia di essere eclissato dalla ingombrante presenza del Presidente francese e di vedersi usurpato il titolo di enfant prodige più promettente d’Europa è certamente l’ex premier e neo segretario del Pd Matteo Renzi. Il quale, vedendosi battere da Macron sul fronte anagrafico (il francese è più giovane di lui), e professionale (Macron vanta un curriculum obiettivamente più prestigioso), potrebbe ritrovarsi nello svilente ruolo, non più di protagonista, ma di semplice comparsa nello scenario europeo. Senza considerare il fatto che Angela Merkel –  che fra l’altro si troverà ad accogliere Macron a Berlino nella sua prima visita di Stato – potrebbe decidere di rinforzare ulteriormente l’asse franco-tedesco proprio in virtù delle comuni visioni “europeiste”, relegando l’Italia a un piano sempre più marginale, da interlocutore di serie B. O da semplice meta turistica per le sue vacanze estive.

In crescente difficoltà nella sua personalissima corsa contro il tempo per cercare di arrivare a elezioni il prima possibile, Matteo Renzi deve fronteggiare quindi insidie notevoli anche a casa sua. Sul fronte della legge elettorale tutto sembra remargli contro: i “silenziosi” attriti con Mattarella, i tranelli di Di Maio, che apre furbescamente alla modifica della legge elettorale (per poi lasciare la piena responsabilità del probabile insuccesso del negoziato al Pd) e le strategiche aperture di Franceschini  a Berlusconi (nell’ottica di candidarsi come guida di un prossimo ipotetico governo delle larghe intese). Per Matteo la riconquista della segreteria dem potrebbe rivelarsi, molto presto, una vittoria di Pirro.

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