LA SOSTA – Un’altra vittoria della Russia: la sconfitta dell’Arabia Saudita!

US Secretary of State Hillary Clinton (R), Kuwaiti Minister of State for Foreign Affairs Mohammed Al-Sabah Qlors and Prince Saud Al-Faisal Minister of Foreign Affairs of Saudi Arabia attend a meeting in Marrakech on November 2, 2009. Clinton met her counterparts on the sidelines of teh Sixth Future Forum, organized by Morocco and Italy. AFP/PHOTO/Abdelhak Senna (Photo credit should read ABDELHAK SENNA/AFP/Getty Images)

Il Cammino dei Tre Sentieri: Un’altra vittoria della Russia, la sconfitta dell’Arabia Saudita. E’ un fatto incontestabile. Cosa sarebbe accaduto se a vincere le elezioni americane fosse stata la Clinton? Questa sconfitta dell’Arabia Saudita (che a detta di molti avrebbe anche finanziato la sua candidatura) che reazioni avrebbe innescato? 

Davide Malacaria – occhidellaguerra.it: 

Presto Aleppo sarà liberata. Si chiude una fase decisiva della guerra siriana, dal momento che la conquista della città da parte dell’esercito di Damasco pone fine alle speranze di un regime-change perseguito in maniera ossessiva dagli avversari di Assad. Questi ha ormai vinto la sua guerra, resta da capire chi ha perso. Tanti, infatti i suoi avversari, in Occidente e nel mondo arabo, ormai costretti ad accettare il fallimento di una strategia sanguinaria. Uno scacco soprattutto per l’Arabia Saudita e la Turchia, che di questo conflitto sono stati i principali attori regionali. E però, mentre Ankara compensa la sconfitta in Siria grazie a un nuovo rapporto con la Russia, foriero di nuove e forse più proficue opportunità, per l’Arabia Saudita si tratta di una sconfitta secca, che la porta sull’orlo del precipizio. La Casa Reale saudita ha investito miliardi di dollari nella diffusione dello jihadismo di marca wahabita. Un investimento a lungo termine, i cui profitti sono ancora di là da venire. La vittoria dei suoi manutengoli in Siria, invece, rappresentava per Ryad un’occasione più che unica di incassare subito un’area di influenza più che strategica per contenere l’ambito sciita che guarda a Teheran. Non è andata così. E nessuno compenserà Ryad per i miliardi di dollari buttati in questa guerra. Soldi usati per comprare mercenari in tutto il mondo, radicalizzati alla bisogna e gettati nel calderone siriano dopo un costoso addestramento negli appositi campi (per inciso, molti dell’Isis hanno fatto analogo percorso). Costi ai quali si aggiungono quelli della paga giornaliera (alta), della logistica e delle armi, comprate, quest’ultime, presso interessate aziende occidentali. (…). Armamenti che sono serviti anche per la guerra in Yemen, dove Ryad appoggia il sovrano deposto Abd Rabbih Manṣūr Hadi contro il presunto usurpatore, Abdullah Saleh, e i ribelli houti, islamici di rito sciita, che lo sostengono in armi. (…). Questo rinnovato quanto disastroso attivismo bellico ha portato le casse di Ryad al lumicino. Anche perché nel frattempo essa ha dovuto fare i conti con il crollo del prezzo del petrolio, l’unica vera ricchezza del Paese. (…). Così la stabilizzazione del prezzo del petrolio ottenuta in questa settimana in sede Opec(attraverso un’intesa che limita la produzione mondiale), più che una vittoria dell’Arabia Saudita suona come un’altra sonora sconfitta. Costretta a raggiungere a tutti i costi un accordo sul punto, ha chiuso definitivamente la contesa petrolifera con la Russia, di fatto rinunciando a farla crollare economicamente (come volevano invece quei circoli internazionali ostili a Putin ai quali aveva fino ad allora obbedito). Ma se la resa alla Russia era nell’aria da tempo, molto più umiliante per Ryad è stato trovare un accordo anche con gli iraniani, il cui consenso all’intesa è stato ottenuto grazie a concessioni oltremodo vantaggiose per Teheran. (…). Insomma, l’Arabia Saudita è in un momento di estrema debolezza. A tanto l’ha condotta la scelta scellerata di cercare in tutti i modi lo scontro frontale con l’Iran. (…). L’elezione di Trump, che aveva più volte espresso il suo favore all’intervento russo in Siria, ha rappresentato infine il colpo di grazia di una strategia suicida.

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Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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