L’immigrazionismo facilita la tratta della prostituzione… ma guai a parlarne male

Gli sbarchi continuano, anzi s’intensificano, e i problemi si complicano. Ma si complicano soprattutto per questi poveri disgraziati che si sobbarcano viaggi pericolosissimi, e a quale scopo?

C’è una questione che poi non viene solitamente trattata ed è quella di quanto servano questi viaggi per alimentare la schiavitù che soprattutto si orienta verso la tratta della prostituzione.

Recentemente i ROS di Lecce hanno fatto un’indagine e ne sono usciti risultati che fanno rabbrividire. Riportiamo da ilgiornale.it, a firma di Ludovica Bullian e Gian Micalessin.

La chiamano accoglienza, ma per centinaia di giovani nigeriane è la porta della schiavitù. Una schiavitù garantita dalle leggi sull’asilo e dai centri di accoglienza del Belpaese dove gli sfruttatori possono tranquillamente ritirare la merce umana spedita dalla Nigeria e transitata dalla Libia.

Il tutto a colpi di riti voodoo, minacce d’intimidazioni e l’obbligo di prostituirsi fino alla raccolta dei 30mila euro che ogni ragazza deve rifondere ai criminali responsabili del suo arrivo. A rivelarlo è un indagine dei carabinieri del Ros e del nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce (…).

L’indagine, come documenta l’ordinanza del Tribunale di Lecce in possesso de Il Giornale, ha sgominato un’organizzazione che spostava carichi di giovani donne dalla Nigeria alla Libia per farle approdare a Verona, Sassari e Roma. «Tutte e tre siamo state sottoposte al rito che si è svolto con la stesura di una stoffa bianca sulle gambe su cui è stato scritto, con vernice rossa, il mio nome e quello di mia madre e con l’accettazione del fatto che se non avessi onorato il debito io e mia madre saremmo morte». L’incubo, come raccontato dalla minorenne Jonathan Adesuwa, incomincia con quel rito voodoo praticato prima della partenza dalla Nigeria.

(…)

Tra le sventurate protagoniste dell’indagine c’è la 15enne Ihohama. «È una ragazza piccola, non ha mai avuto un uomo in vita sua ed è ancora vergine» spiega Ovbiebo in un’intercettazione. «Dì a loro che sei del 1992 – la istruisce l’aguzzino – e se loro ti chiedono come sei arrivata in Libia devi dire che non lo sai e che hanno ucciso tutta la tua famiglia».

Quest’ultima frase è significativa: «…devi dire che non lo sai e che hanno ucciso tutta la tua famiglia».

E noi ci accorgiamo o no che una certa politica aperturista non fa altro che il gioco di questi criminali?

E’ evidente che quando si tratta di salvare vite in mare non bisogna attendere un attimo… ma perché non agire prima? Perché non fare in modo che queste vergogne siano smorzate all’origine?

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