Lo sai che nel “tenebroso” medioevo la Chiesa invitava a sposare una prostituta?

A proposito di chi sparla sul cattivo atteggiamento che la Chiesa avrebbe avuto nei confronti delle donne, abbiamo selezionato un passaggio del libro di Francesco Agnoli, Indagine sul Cristianesimo:

Nel mondo romano e in parte anche in quello greco le prostitute, così come coloro che appartengono al mondo dello spettacolo e del circo, sono “ignobili” e il marchio dell’infamia le privava definitivamente del diritto al matrimonio legittimo e della facoltà di trasmettere i pieni diritti civili: il marchio diventava ereditario. Non così nel mondo cristiano, in cui benché ovviamente vituperate, nonostante ciò le meretrici non erano tuttavia depositarie di un marchio indelebile, di una di una colpa foriera di dannazione eterna; nella percezione sociale, nelle rappresentazioni letterarie, nelle elaborazioni giuridiche e teologiche il peccato più esecrabile era semmai quello di chi si faceva tramite e sfruttatore delle copule mercenarie. 

La Chiesa, dal canto suo. sottolinea, più che un’innata depravazione delle meretrici, il loro abbandono nella povertà e nella solitudine”, la loro “lotta per la sopravvivenza priva di appoggi familiari e istituzionali. Ciò comporta che si debba fare il possibile per redimere le prostitute, anche in onore della figura di santa Maria Maddalena, nei cui riguardi il basso Medioevo ebbe grande venerazione. Così mentre papa Leone IX stimola il culto della Maddalena, Ivo di Chartres raccomanda “come un atto di grande carità cristiana quello di sposare una prostituta strappandola alla sua vita di peccato” e papa Innocenzo III concede l’indulgenza a chi prenda in sposa una ex-meretrice.

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