Perché un bel quadro può dirci molto sull’esistenza di Dio?

di Corrado Gnerre

Ci sono tre metodi per rapportarsi a Dio, e quindi per rapportare la realtà naturale a quella soprannaturale.

Attenzione: adesso pronunceremo degli aggettivi che in sé non sono facilissimi, ma che subito spiegheremo. Essi sono tre: univoco, analogico ed equivoco. Tra questi tre, due sono errati e conducono ad errori molto pericolosi; uno invece è corretto e conduce a verità.

Per spiegarli ci serviremo di un esempio che ci conduce idealmente in una pinacoteca e c’invita ad immaginare che ci sia una guida che stia illustrando un bel dipinto.

Caso 1

La guida sta illustrando il quadro, si sofferma sull’interpretazione dei particolari, dei contrasti cromatici, dei lineamenti delle figure, poi conclude dicendo: …il dipinto e il pittore sono la stessa realtà! Quale sarebbe la nostra reazione? Forse, in prima battuta, sarebbe di stupore pensando che colui che parla voglia utilizzare un paradossso per far capire chissà qualcosa. Ma poi, notando l’insistenza della guida, sbotteremmo e come minimo concluderemmo che chi sta parlando sia un pazzo da legare. Affermare, infatti, che il quadro e il pittore siano la stessa cosa è una illogicità.

Il metodo univoco è la pretesa di affermare che esista perfetta identità tra la realtà naturale e quella soprannaturale, tra creato e Dio. Pertanto, è un metodo che conduce al panteismo, che è appunto la convinzione secondo cui Dio è natura sarebbero la stessa cosa.

Caso 2

La guida sta illustrando il quadro. Dopo averlo descritto per bene, afferma: …non si sa se il quadro sia stato dipinto da qualcuno o sia venuto fuori così. Anche qui le prime nostre reazioni, forse, sarebbero di attesa di qualche paradosso, ma poi anche in questo caso, dal momento che la guida insiste, sbotteremmo arrivando alla stessa e medesima conclusione: la guida è un matto da legare! Dire infatti che un dipinto possa venir fuori dal nulla, senza nessuno che l’abbia dipinto, è un andare contro l’ordine naturale delle cose.

In questo caso abbiamo un metodo equivoco. Ovvero: tra realtà naturale e realtà soprannaturale non ci sarebbe alcun rapporto. Un metodo del genere conduce all’agnosticismo: non si può sapere se esiste Dio, perché non ci sarebbe alcun legame tra creato e creatore.

Caso 3

La guida sta illustrando il quadro. Dopo averlo descritto per bene, afferma: …da ciò che stiamo ammirando, possiamo capire molto del pittore che l’ha fatto. Possiamo capire quanto sia stato bravo. Possiamo capire come la pensava, quali erano i suoi sentimenti, le sue motivazioni più profonde. Certo, non possiamo capire e sapere proprio tutto di lui, ma molto sì. In questo caso non vi verrebbe da sbottare, anzi. Ciò che ha detto la guida è perfettamente logico: il quadro non è il pittore, ma c’è un legame con lui, per cui, osservando l’opera, molto si può capire dell’artista.

In questo caso ci troviamo dinanzi ad un metodo che è analogico. Rapportato alla natura e alla soprannatura, esso afferma né la perfetta identità tra realtà naturale e soprannaturale, né la totale diseguaglianza, bensì l’analogia, cioè la somiglianza. Un metodo del genere conduce alla posizione più corretta: il teismo, ovvero la convinzione dell’esistenza di un Dio come causa prima, che ha creato, ma che non si confonde con il creato.

Tre esempi banali, ma importanti. Tre esempi che ci fanno capire come il credere in un Dio personale, creatore e assoluto, sia la posizione più intelligente, cioè più logica e corretta.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

Print Friendly, PDF & Email
CONDIVIDI

Be the first to comment on "Perché un bel quadro può dirci molto sull’esistenza di Dio?"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*