SOSTA – Perché, malgrado la buona volontà, le distrazioni nella preghiera non cesseranno mai?

Noi vorremmo che la battaglia contro le distrazioni nella preghiera sia sì intensa, ma che finisca presto e definitivamente. Dio no, Dio vuole che questa battaglia sia continua, spossante, angustiante. Perché? Perché combattendo contro le distrazioni nella preghiera, desideriamo stare tranquillamente con Lui, e questo desiderio è segno che lo amiamo. Più lungamente combattiamo, più lungamente lo amiamo. Scrive dom Augustin Guillarand (1877-1945) nel suo La preghiera dinanzi a Dio: “Il cuore umano è una città; dovrebbe essere una fortezza. Il peccato l’ha venduta. Da allora è una città indifesa di cui occorre rialzare le mura. Il nemico pone continuamente ostacoli. E lo fa con tutta la sua abilità e la sua forza, con astuzia e con ardore. Presenta dei pensieri così indovinati, talvolta così utili, delle immagini così affascinanti o così temibili, avvolge il tutto di ragioni così pressanti, che riesce in ogni momento a distrarci, a farci uscire dalla divina presenza. Bisogna continuamente rimettercisi. Queste riprese perpetue, questo infinito ricominciare, più ancora della lotta propriamente detta, ci scoraggia e ci prostra. Noi preferiremmo una violenta battaglia… violenta ma definitiva. Generalmente il buon Dio non lo vuole. Egli preferisce questo stato di guerra, queste imboscate e questi agguati, queste precauzioni e queste vigilanze. Egli è l’amore e una lunga guerra richiede più amore e lo fa crescere di più.”


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