Nei teatri si applaude… nelle piazze si protesta

del C3S

Cari pellegrini, vi consigliamo di aggiornare il vostro lessico. Solitamente quando si vuole affermare una certezza si dice: “E’ come due più due fa quattro”.

Ma perché ripetersi? Perché utilizzare le stesse, monotone, espressioni. Da un po’ di tempo a questa parte se ne può utilizzare anche un’altra. Per esempio: “E’ come l’abbraccio cultura-pensiero unico”. 

Forse suona male (bisogna farsi l’abitudine), forse è un po’ difficile per tutti, ma fino ad un certo punto.

Ormai c’è uno incollamento totale (a mo’ di super-attack) tra cultura e mainstream. Così come -di conseguenza- c’è uno scollamento totale tra cultura e popolo.

Ieri alla Scala di Milano ben quindici minuti di applausi per l’opera e anche un caldissimo applauso all’arrivo del Presidente Mattarella.

Le due cose perfettamente in armonia. L’opera, la rivisitazione in chiave novecentesca de L’Attila di Giuseppe Verdi, è stata un chiaro messaggio (come ha tenuto a precisare il regista e l’adattatore) al fine di capire anche quanto lo straniero possa essere una risorsa.

Ma guarda un po’, proprio in questi mesi a ricordare queste cose. Che strana coincidenza!

Poi il sentito applauso a Mattarella, il quale dove va va (non sappiamo se anche quando dà la buonanotte agli inservienti) approfitta per parlare di inclusione, democrazia, tolleranza, europeismo …e compagnia bella. Ed è proprio di queste ore -anche se l’ufficio stampa del Quirinale- ha smentito, un possibile suo desiderio di ribaltone millantato da Berlusconi. La cosa è verosimile, ma con ogni probabilità non vera, anche perché Berlusconi ormai lo conosciamo, e soprattutto perché intelligenza ed astuzia esigono che non si fanno così con tali “spiattellamenti” a reti unificate.

Aattenzione: non abbiamo nulla di pauperistico, anzi siamo per la bellezza e l’eleganza, che quando ci vuole, ci vuole… (e lo diciamo anche a tanti preti che spesso celebrano in maniera sciatta), ma in quell’ambiente tra papillon e madame con vestiti di seta, stando ai resoconti dei giornali, non si sarebbe celebrata tanto la Prima della Scala, quanto il rito del politicamente coretto in versione più Europa-meno sovranismo. 

Eppure, mentre i teatri applaudono, in queste ore le piazze protestano. Ecco lo scollamento!

A Parigi si protesta (speriamo senza morti e feriti). A Roma si protesta. E si protesta contro che cosa? Proprio contro ciò che si è voluto celebrare alla Scala.

Chi vincerà: il melodramma o le urla di dolore?

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