Perché non ci dicono che in tutto il mondo, non solo nel ricco Occidente, la popolazione diminuisce?

Un interessante articolo è stato pubblicato da lanuovabq.it, a firma di Robi Ronza: Il mondo senza figli, ma non ce lo dicono.

Ne estrapoliamo alcuni passaggi:

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In metà degli Stati del mondo il tasso di fertilità è oggi inferiore a due nati per donna, ovvero si situa al di sotto del cosiddetto “livello di sostituzione”. C’è poi da osservare che, pur restando ancora molto alto, il tasso di fertilità sta diminuendo pure in Africa. E’ sceso infatti da 5,1 nati per donna nel 2000-2005 ai 4,7 per cento nel 2010-2015.

Stiamo insomma andando incontro a una crisi demografica planetaria, ma l’ordine costituito cerca di non farcelo sapere. Avendo per decenni diffuso la paura di un boom demografico irrefrenabile, ammetterlo equivarrebbe infatti a riconoscere che i presunti esperti citati a sostegno di tale tesi si erano clamorosamente sbagliati; oppure (il che è peggio ancora) hanno voluto deliberatamente ingannare l’intero mondo.

(…)

L’esperienza dimostra che quando si prospettano squilibri tra popolazione e risorse il modo più efficiente per porvi rimedio consiste  nel tirare la leva dello sviluppo e non quella del blocco delle nascite. Occorre cioè  fare il contrario di ciò cui oggi sta puntando l’Onu, tramite lo UN Population Fund, con il sostegno della Bill and Melinda Gates Foundation. Il fatto che negli anni ’60-’90 del secolo scorso le “Tigri asiatiche” si siano sviluppate mentre applicavano politiche demografiche del genere viene spesso addotto come prova della giustezza di tale teoria. Varrebbe però la pena di considerare che in quei medesimi anni analoghe politiche non hanno sortito analoghi effetti in America Latina: un fatto  che mette in dubbio la sussistenza di un rapporto di causa/effetto tra i due fenomeni.

Non solo: da qualche tempo si moltiplicano gli studi da cui risultano gli effetti a lungo termine negativi di tali politiche anche sulle “Tigri asiatiche”, oggi tutte alle prese con il problema del declino demografico. Il Giappone vede la propria popolazione ridursi in valore assoluto già da otto anni, e le politiche messe in atto dal governo per invertire tale tendenza non hanno sin qui avuto alcun effetto. Il più grave di tutti, per le sue dimensioni ma non solo, è poi il caso della Cina, il Paese del mondo dove attualmente la popolazione sta invecchiando più rapidamente. In Cina infatti, dove non ci sono pensioni sociali, sono i figli o i nipoti a sostenere gli anziani: un onere che decenni di “politica del figlio unico” sta rendendo insostenibile con conseguenze sociali ed economiche che potranno essere drammatiche.  

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