SOSTA: Perché possiamo essere certi della prodigiosità della conversione di san Paolo?

di Corrado Gnerre


Vi offriamo alcuni brevi argomenti apologetici sulla conversione di san Paolo. Infatti, qualcuno potrebbe chiedersi e chiederci: E’ tutto vero? Come facciamo ad esserne certi?

Prima di tutto raccontiamo il fatto riportando ciò che raccontano gli Atti degli Apostoli (9,1-10):

Saulo frattanto, sempre fremente minacciando strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. 

Ed ecco tre argomenti per capire quanto san Paolo non possa aver detto il falso.

1

Saulo di Tarso aveva una carriera brillantissima dinanzi a sé. Beneficiava della cittadinanza romana e inoltre possedeva un’ottima cultura che gli avrebbe senz’altro spalancato le porte di una luminosa carriera politico-religiosa. Non si capisce perché avrebbe dovuto inventare una falsità e rinunciare a tutto questo.

2

Saulo di Tarso era persecutore di cristiani (stava andando a Damasco a catturarne alcuni). Dunque sapeva bene che, aderendo al Cristianesimo, sarebbe anche lui andato incontro a feroci persecuzioni. Se si fosse inventato tutto, a che pro? Un conto è se avesse detto: mi sono accorto che il Cristianesimo è vero, mi faccio cristiano; altro è invece dire di essere stato testimone di un fatto eclatante che lo ha spinto a convertirsi. In questo caso le possibilità sono due: o si dice la verità o si dice il falso sapendo di dire il falso. E se si dicesse il falso, perché farlo, a che pro?

3

Facendo sempre gli “avvocati del diavolo”, qualcuno potrebbe supporre un caso di alterazione psichica. Saulo di Tarso avrebbe creduto di vedere, ma non ha visto realmente. Anche questa obiezione non regge. La psicopatologia è facilmente ravvisabile. Inoltre, basterebbe leggersi ciò che ha scritto l’Apostolo delle Genti per accorgersi di quale equilibrio e di quale stabilità beneficiasse.

Insomma è tutto razionalmente chiaro: san Paolo veramente ha vissuto ciò che ha raccontato.


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1 Comment on "SOSTA: Perché possiamo essere certi della prodigiosità della conversione di san Paolo?"

  1. Molto profondo come sempre professore grazie

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