Santo Padre, a proposito delle sue dichiarazioni sul clima, le chiediamo umilmente due cose

In queste ore si fa un gran parlare delle dichiarazioni che il Papa ha fatto nella conferenza stampa che è solito tenere in quota.

Ha destato interesse il passaggio sul clima.

Il Papa ha detto che a riguardo l’uomo tende ad essere stupido, a non far tesoro di ciò che avviene perché non vuol vedere. Accreditando in tal modo l’ipotesi (perché di ipotesi si tratta) che i cosiddetti cambiamenti climatici (ammesso e non concesso che ci siano davvero, cosa per nulla scontata) siano causate dalle opere dell’uomo.

Da queste dichiarazioni, ci vengono fuori due domande che umilmente rivolgiamo al Santo Padre

Prima domanda: Santo Padre, è opportuno che un Papa possa accreditare in tal modo una corrente scientifica, affermando implicitamente che questa corrente rappresenta l’intero mondo scientifico?

Seconda domanda: Santo Padre opportuno che un Papa, relativamente alle catastrofi naturali, non faccia cenno della componente misteriosa della permissione di Dio?

Da queste domande ci vengono fuori due riflessioni.

Sulla prima domanda. Intervenire così decisamente nel campo del dibattito scientifico costituisce un pericolo non indifferente per la Chiesa. Qui non si tratta di difendere un dato acclarato, per cui la Chiesa Cattolica, che ama la verità delle cose, che promuove la ragione e che non può e non deve essere contro la scienza dal cui interno essa è nata ed è stata promossa, deve saper intervenire difendendo il dato (acclarato!) stesso. No, qui invece s’interviene in un dibattito prendendo posizione. Nel merito accade un paradosso in cui -siamo certi- il Santo Padre non vorrebbe proprio cadere. Fermo restando che il famoso Caso Galilei non è quello che ci raccontano perché la questione non verteva sulla questione eliocentrismo-sì o eliocentrismo-no, ma sul metodo della scienza stessa che non poteva trasformarsi in scientismo… dicevamo: fermo restando che il Caso Galilei non fu quello che raccontano, il rischio è che con dichiarazioni del genere si cade proprio in una prospettiva pseudo-inquisitoriale. Ci dispiace dirlo, ma –mutatis mutandis– nel processo a Galilei il cardinale Bellarmino si mostrò più prudente di quanto faccia papa Francesco con i cambiamenti climatici. Egli infatti disse così nella lettera, datata 12 aprile 1615, al padre carmelitano Paolo Antonio Foscarini che appoggiava Galilei: “Dico che il Venerabile Padre e il signor Galileo facciano prudentemente a contentarsi di parlare ‘ex suppositione’ e non ‘assolutamente’, come io ho sempre creduto che abbia parlato il Copernico. (…) Dico che quando ci fusse ‘vera dimostrazione’ che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel terzo cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, all’hora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, ed è meglio dire che non le intendiamo, piuttosto che dire che sia falso quello che si dimostra.” Dunque, san Roberto Bellarmino dice che occorre dimostrare. Una volta dimostrato, tutto deve conformarsi alla dimostrazione. Invece papa Francesco, senza prove riconosciute da tutto il mondo scientifico, afferma che gli scienziati sarebbero d’accordo e che non si può non vedere ciò che sarebbe chiaro…

Ma c’è anche un’altra riflessione da fare, relativa alla seconda domanda. Il Papa è il Vicario di Cristo e Cristo è Dio che si è fatto uomo, il quale è venuto soprattutto per un motivo: salvarci dal peccato perché potessimo andare in Paradiso (scusate, ma a noi piace parlare semplice). Ora, per un Papa la questione del peccato non dovrebbe essere secondaria, ma centrale. D’altronde la suprema legge per la Chiesa è la salvezza delle anime. E così ancor prima delle cause di queste catastrofi, dovrebbe essere centrale la questione del perché Dio le permette. Ricordando il classico assunto: se è vero che tutto ciò che avviene non sempre è voluto da Dio, è pur vero che tutto ciò che avviene è necessariamente permesso da Dio. E allora perché Dio permette? Che forse non voglia ammonirci? E perché allora non dire che accanto ad eventuali aggiustamenti tecnici, occorra un aggiustamento molto più importante, quello del cuore, occorra la conversione? D’altronde la Chiesa ha sempre invitato i fedeli a pregare contro le calamità. O vogliamo -come si dice a Napoli- …togliere un ‘altra nota dallo spartito?

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