Santo Padre, e se fosse soprattutto la fede progressista una fede “da museo”?

Nel celebre Rapporto sulla fede, l’intervista che l’allora cardinale Ratzinger (si era nel 1984) rilasciò a Vittorio Messori, il futuro Benedetto XVI disse che il contrario di progressista non è tradizionalista, bensì missionario.

Papa Francesco nel discorso fatto nella Cattedrale di Riga è tornato ancora una volta ad attaccare un cattolicesimo cristallizzato nel passato e ridotto alla dimensione “museale”.  Precisamente ha detto che c’è il rischio che i credenti si trasformino da residenti in turisti e trasformino la fede in un oggetto del passato, cioè in un’attrazione da museo.

In realtà esistono tre modelli di approccio alla Fede Cattolica. Li chiamiamo: tradizionalista, progressista e tradizionale.

Il modello tradizionalista

Il modello tradizionalista sottomette la Fede ad una prospettiva puramente ideologica, sia di ordine storico-politico sia di ordine estetico. Sceglie la Verità Cattolica perché questa darebbe ragione ad un ben preciso modo di vedere il mondo, di leggere la storia e di giudicare le cose. Ed anche perché tale Verità risponderebbe più pienamente ad un gusto estetico precostituito e preconfezionato. Precisiamo, però, che non tutti coloro che vengono definiti “tradizionalisti” sono collocabili all’interno di questa tipologia. Nella lettera apostolica Notre Charge apostolique,  papa san Pio X afferma il valore dei tradizionalisti dicendo che «I veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti.» Per cui va ben intenso il modo come si usa questa definizione.

Il modello progressista

Il modello progressista è quello che sottomette la Fede al Mondo e alla Storia. La Verità Cattolica non è più lievito. Tale Verità viene nullificata, se ne fa sparire il ruolo e la presenza, dissolvendola in una prospettiva di ineludibile secolarizzazione. Non c’è più giudizio cattolico che tenga. Il destino della Verità Cattolica sarebbe quello di divenire “cortigiana” della Storia e del potere di turno. In primis del potere del pensiero unico dominante, del politicamente corretto; insomma, di ciò che il Mondo vuole sentirsi dire.

Il modello tradizionale

Poi c’è il terzo modello, quello tradizionale, che noi del C3S decliniamo come modello di “Cattolico della Tradizione”. La Verità Cattolica deve essere centrale. E’ il fine, non il mezzo. Tutto l’agire, tutta la presenza e l’essere devono sottomettersi alla Verità Cattolica. E proprio perché la Verità Cattolica è “verità”, questa non è suscettibile di mutazione sostanziale, bensì permane nella sua dimensione metastorica (deve giudicare la Storia), metapolitica (deve giudicare la politica) e metaculturale (deve giudicare la cultura). Da qui anche la sua inscindibilità con la Tradizione. Anzi il suo essere stesso è la Tradizione.

Concludendo…

Ma veniamo al dunque. L’errore che solitamente si fa è non capire che i “musei”, la “cristallizzazione”, e quant’altro si voglia evocare, attengono non solo al modello che abbiamo definito tradizionalista, ma anche a quello progressista. Anzi, paradossalmente, più a quest’ultimo che al primo. Per un motivo molto semplice. Perché la verità può rimanere davvero sempre nuova e giovane solo quando non è giudicata dalla Storia, bensì si fonda al di là di essa. Se la Verità diviene nel divenire storico (chiediamo scusa per il gioco di parole), ciò che essa afferma, anche solo dopo un secondo, è già un “passato”, è già un “museo”, è già una “cristallizzazione” … è già qualcosa di stantìo.

Ma c’è ancora un altro punto che ci permettiamo di sottolineare. Quando si attacca, se non l’immutabilità della Dottrina (il che sarebbe troppo esplicito), almeno coloro che cercano di difendere l’immutabilità della Dottrina, si finisce con il tagliare le ragioni di una presenza e di una missione. Che senso ha presenziare come cattolici in un mondo contro il quale non si tollera più alcuna accusa al fine di evitare steccati e divisioni? E  ancora: che senso ha portare questa Verità al mondo, quando implicitamente lo si ritiene già salvato per il solo fatto che esiste?

Da qui, tornando alle parole dell’allora cardinale Ratzinger, la Verità può essere davvero missionaria solo se conserva se stessa. E soprattutto se conserva la sua distinzione dalla Storia e dal Mondo.

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